Una poesia da #23
Ho rare frequentazioni con la poesia neogreca del Novecento. Ho letto alcune cose di Kavafis, persino regalato suoi libri, ma davvero non sono riuscito a fermarmi su molti suoi testi. Forse l'ho letto troppo presto, o troppo tardi. Forse, semplicemente, non mi piace Kavafis. Non so cosa farci e forse non è nemmeno così grave. Molto di più invece mi ha coinvolto la lettura di Odisseas Elitis (trovate alcuni suoi libri nel catalogo Donzelli) o Ghiannis Ritsos (1909-1990). Il libro da cui pesco una poesia è Μετάγγιση, Trasfusione, uscito per Einaudi nel 1980 per la cura del un suo pluridecennale traduttore (nonché editore) Nicola Crocetti. Si tratta di un volume di poesie "italiane", come rileva anche il sottotitolo, vergate tra Catania, Taormina, Venezia, Firenze, Milano. Ogni poesia riporta in calce un luogo e una data. Colpisce quante poesie siano raggruppabili sotto la stessa data (è qualcosa che rileva con stupore già Vittorio Sereni nella premessa). Tra tutte c'è un trittico di poesie scritte a Venezia. Non sono le più belle, perché in fondo è questo un libro contraddistinto da una grande omogeneità di tensione. Di queste riprendo qui sotto la terza. Della introduzione di Sereni invece riporto solo un passo per me molto importante, ora che sembra stia tornando di moda un vociare a volte ciarliero e affrettato attorno alla "poesia civile":
"In altri termini, il rischio maggiore cui va incontro sull'onda del sentito dire la poesia di Ritsos è di vedersi affibbiare, e di esaurire in questa la propria identità e e portata, l'etichetta di poesia civile - la quale comporta sempre, anche a torto, l'idea di un committente, reale o supposto, conscio o inconscio, non importa quale."
La poesia che leggete nella copertina è stata invece scritta a Firenze il 31.V.1976. Chissà perché l'editore, abituato a scegliere una poesia per le copertine di questa collana "bianca" di poesia, non riportò anche la data e il luogo...
Devo partire - dice - partire
quello che viaggia
con una borsa appesa al fianco
no non sono io
io me ne sto immobile dentro la mia morte - dice-
ho chiacchierato coi rigattieri nella piazzetta chiusa
vecchie incisioni portagioie intagliati
chiavi specchi statuette casse
ho comprato una tunica rossa con bordure d'oro
mi sono seduto al bar accanto al ponte
ho mangiato un gelato tinto di fragola
ho gettato il cucchiaino d'argento nell'acqua nera.
Venezia, 30.V.76.
...questa poesia ha due bellissime immagini, gli ultimi 2 versi
RispondiEliminaMa come fa a scrivere certe cose? Gli altri due greci che nomina sopra Kavafis che è il piú importante poeta greco del 900? Per favore eh non scherzi..........
RispondiEliminaGrazie a entrambi. @Gabriele non mi pare di aver scritto quello. Magari rileggeró Kavafis tra un lustro e lo troverò imprescindibile. Non credo di aver offeso nessuno raccontando una semplice esperienza di lettore, tantomeno il nostro Costantino. Saluti
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