Una poesia da #26
Aprire questa antologia verso metà settimana quando mi è arrivata e trovarvi, per prima cosa, il nome di Dino Formaggio, seguito da una citazione di Auerbach perfettamente calata, lassù in cima alla breve nota di Amedeo Anelli, è stato un fattore che mi ha subito disposto positivamente. Su Formaggio, se non fosse per qualche iniziativa sporadica, è stranamente sceso il silenzio. E pensare che fino a qualche decennio fa si poteva trovare negli Oscar Mondadori un libro come L'arte come idea e come esperienza... Tempi d'Europa (La Vita Felice, pp. 144, euro 15) è un'antologia sicuramente ambiziosa, sicuramente per forze di cose e di dimensioni non approfondita sui vari autori, sicuramente nata da un taglio molto forte. E tuttavia è un'antologia pienamente conscia dei propri limiti e questo la aiuta ad essere una bella antologia. Allo stesso tempo è un progetto nel quale i curatori Lino Angiuli e Milica Marinković hanno dato una felice interpretazione di quel "melograno di lingue" (Zanzotto) che è tuttora il continente vecchio. A volte penso che in un'atmosfera poco propizia come quella degli anni tra le due guerre i poeti si preoccupassero di più e meglio di capire cosa e come si scrivesse fuori dai confini nazionali. Desolante invece oggi notare come qualche nome straniero manchi nei dibattiti e nelle presentazioni di poesia più informate. In questo libretto rosso troverete davvero poesie da tutti i paesi e anche testi delle minoranze linguistiche. Dall'inglese al gaelico irlandese, dal francese al provenzale, l’occitanico, il corso, il bretone; con lo spagnolo si può trovare l’euskera, il gallego e il catalano. Si trovano testi da Lussemburgo (a tal proposito, da Lussemburgo va segnalato il libretto di Lambert Schlechter All'opposto di ogni posto pubblicato da Interlinea), da Cipro, dalla Lettonia o dalla Bulgaria. E tutte le poesie presentano il testo italiano a sinistra. Sono in totale 42 testi provenienti da 28 paesi della Comunità Europea.
Simili volumi diventano utili perché, almeno nel mio caso, possono diventare il primo gradino verso una nuova lettura. E in fondo è anche questo il loro senso. Meglio ancora se diventano il primo gradino verso una nuova traduzione più ampia. Scegliere ora un testo da un'antologia così concepita e che nasce e si rafforza nella compresenza di lingue e paesi sembra davvero una mancanza di rispetto verso il criterio che l'ha informata. Eppure mi congedo con una poesia scelta naturalmente secondo una logica pretestuosa, così come è pretestuosa e riuscita la logica alla Northrop Frye adottata dai curatori di "compilazione per stagioni" dell'antologia, divisa in quattro parti e anticipata dalla poesia di Francis Jammes intitolata proprio Les quatre saisons quindi aperta davvero con la celebre La primavera hitleriana di Montale. Ma per finire, io mi sposto nell'inverno, nel quale siamo ormai dentro, verso il Baltico, in Estonia, con Doris Kareva tradotta da Piera Mattei.
Aspra e avara è la luce nordica.
Slitte trascinate in pesante oscurità,
gufi e lupi che restano all’erta.
Il Mondo digrigna i denti.
Non so, non riesco a far fronte qui,
mi gelo nella stretta della storia.
Tutti i confini sono incatenati,
ogni storia è sigillata.
Ciò di cui sto parlando è
la danza del granello di polvere
nel sole incommensurabile.
Karm, napp on põhjamaa valgus.
Rege veavad siin rasked varjud,
valvavad öökullid, hundid.
Sõna krigiseb hammaste all.
Ma ei tea, ma ei oska siin olla,
ma külmetan ajaloo käes.
Kõik piirid on puurid,
iga lugu on lukus.
Millest mina räägin, on
tolmukübeme tants
põhjatus päikeses.
(Un bell'approfondimento a cura di Piera Mattei si trova come PDF qui.)
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