Librobreve intervista #36
LB:
Serie. Progetto. Edizione bilingue. Questo è Benway Series (http://benwayseries.wordpress. com). Da Ashbery a Ponge
passando per la riproposta di un grande "dimenticato" come Corrado
Costa. E altro ancora. Ci raccontate perché, quando e come nasce Benway Series?
R: Per
rispondere dobbiamo riferirci al panorama editoriale italiano, quello
motivato e organizzato sulla produzione di cifre. Ovviamente si sta parlando di
mercato, e il mercato trasforma i numeri in un valore, utile a produrre ancora
numeri.
Benway fa
riferimento ad un diverso sistema, basato sull’importanza dell’atto conoscitivo
e agitato da movimenti centrifughi anche rispetto alla scrittura, alle sue
categorie e agli stili. Il progetto si concretizza verso la fine del
2012 ed è portato avanti da quattro autori che dal ricavato di un libro ne
traggono un secondo e così via; in dieci mesi sono usciti cinque libri Benway
Series, con un investimento iniziale di poche centinaia di euro. Questi numeri
non confermano e non smentiscono niente, proprio perché non è il mercato il
nostro sistema di riferimento, bensì un ambiente, anche editoriale, differente.
LB: Come operate le scelte? Potete forse dare
delle anticipazioni su titoli in cantiere?
R: La Serie è l’individuazione progressiva
di punti sui quali si focalizza la nostra attenzione, senza
definita pianificazione editoriale, dato che intendiamo muoverci in uno spazio
in cui le variabili sono gli incontri coi libri, gli autori, i lettori etc. e
manteniamo costante l’aspettativa per una scoperta che deve essere il naturale
esito della miglior ricerca.
Pubblichiamo i libri che ci piacciono e che
guardiamo come tasselli importanti in un contesto anche più ampio di quello
specificamente letterario; scegliamo libri con i quali riusciamo a dialogare e
che troviamo consistenti per un ambiente (come lo abbiamo
definito) che attiviamo mentre lo stiamo esplorando.
I libri Benway sono, per scelta precisa,
bilingui: per i testi stranieri, lingua originale e italiano; altrimenti,
italiano e inglese (o francese o altra lingua, se nascerà l'esigenza). Due
motivi importanti rispetto a questa scelta sono la ricerca di una relazione di
non-sudditanza, di un rapporto non didascalico tra la traduzione italiana e il
testo in lingua originale, e la volontà di mantenere attivo lo scambio con
i nostri lettori-interlocutori stranieri.
Il prossimo libro Benway? Tra non molto
pubblicheremo la notizia in rete (qui).
LB: No fear, doctor is here (William
Burroughs). Perché questo motto?
R: Spiegare una citazione solitamente ne comprime
le possibili interpretazioni. Diciamo che in linea con il personaggio del Dr.
Benway nel “Pasto nudo” di Burroughs, non sempre è il dottore a curare e non
sempre il malato deve guarire. Diciamo che se Benway Series potesse essere
considerato un virus, tale definizione non ci dispiacerebbe.
LB: Ci raccontate del nome e soprattutto del bellissimo logo
che avete adottato per questa serie?
R: Per la prima parte della domanda rimandiamo
alla risposta precedente e alla lettura o ri-lettura del citato libro di W.
Burroughs. Quanto al logo, abbiamo rubato il segno da un libro di Adrian
Frutiger, un grande progettista di caratteri tipografici. Tra le varie illustrazioni
c’era la riproduzione di un geroglifico egiziano, una pianta rivolta verso il
sole che, leggiamo, significa “Sud”. L’abbiamo ruotato di novanta gradi e
abbiamo deciso che quello era il logo.
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