Il récit lungo di queste pagine sfugge a una definizione di "romanzo", così come la potremmo dare col senso comune. Qui Simon fa scivolare dettagli di realtà e immaginazione, gli uni sopra gli altri e viceversa, in continuazione, saccheggiando a piene mani nella propria infanzia, in quel tram che da bambino prendeva alla scuola di Perpignan: siamo vicini al mare o in una casa di campagna o in una città che sta mutando velocemente il suo volto o in un campo da tennis. Siamo anche in ospedale. Troppo facile forse rinvenire nel tram una metafora di un viaggio breve e terminale e di un'esistenza che Simon ripercorre quasi in extremis, in uno smontaggio e rimontaggio della vita secondo un principio di separazioni, accostamenti, sovrimpressioni. Piuttosto è quest'infanzia a cui si rifà chiaramente Simon la grande protagonista, signora corteggiata da tutta una grande stagione della narrativa, segnatamente francese ma non solo; di qui riusciamo anche a collocare meglio l'esodo simoniano in quest'opera tarda. Certe manifestazioni del soggetto - insomma, quel che a livello narrativo poteva insistere su un solco ancora confessionale agostiniano-rousseauiano e che aveva iniziato a vacillare già sotto i colpi del Nouveau Roman - cadono, precipitano. In Francia, e proprio con riferimento all'infanzia, questo significò molte e diverse strade e ai lati di queste strade si incontrano alcune fra le opere più note di Nathalie Sarraute, Annie Ernaux o della Duras che la stessa casa editrice Nonostante sta riproponendo. E naturalmente s'incontra Simon e quest'ultima opera in particolar modo.
Scrivere in Francia non è come scrivere in altri paesi, questo ormai è chiaro. La riflessione teorica sulla fiction lì ha sfondato la pancia della scrittura più che altrove e certe opere oggi non esisterebbero nemmeno senza la presenza di sociologi influenti, a tutto campo, come Pierre Bourdieu. Il fatto è che ancora una volta non possiamo fare a meno del pensiero francese sul romanzo per ritracciarne un significato in queste ore e ci serve quel pensiero più di certa filosofia espressa oltralpe nello scorso secolo. Ci serve per provare a rispondere a domande semplici e disarmanti sul come possiamo continuare a raccontare la vita, su come possiamo tenere separati e riunire i frammenti e i cocci di cui è fatta e con i quali ci tagliamo e soprattutto su come qualsiasi processo di mimesi sia governato, direi anche telecomandato, da una postura dinanzi al morire. Ed è così anche il tram stordente di Simon mentre lui trasogna dal suo letto d'ospedale, in un deliquio di percezioni che si sfanno e si radunano nel pensiero, per diventare scorie del ricordo, attrito fra personaggi depotenziati che però, quasi platonicamente, portano a compimento un'idea di sé. E il paradosso neanche tanto paradosso è che quell'idea di personaggio cacciato dalla scena nella narrativa francese del dopoguerra, a favore di un certo sguardo sulle cose, rientri sorprendentemente dalla porta sul retro o da un finestrino, ritorni insomma indietro, come un boomerang. Del resto non è mistero che i paradossi siano istruttivi.
libro non facile, ma alla fine direi che e' stato appagante
RispondiEliminaCome si può acquistare?
RispondiEliminaLa libreria dove acquisto mi ha comunicato che non è procura bile
Grazie
Roberto rovatti
Gentile Roberto Rovatti, grazie per la segnalazione.
EliminaPer avere informazioni sull'acquisto dei nostri libri, la invito a indicarci il suo indirizzo mail o contattarci direttamente: info@nonostantedizioni.it o 040/7600596. Grazie.
Un cordiale saluto.
Giorgio Pilastro
Segnalo questa sua richiesta alla casa editrice Nonostante che immagino le risponderà al più presto. Un saluto cordiale.
RispondiElimina