mercoledì 9 settembre 2015

da "Allergia" di Massimo Ferretti

Una poesia da #53
Riletture di classici o quasi classici (dentro o fuori catalogo) #27


Se incrociate il suo nome è facile che troviate anche quei discorsi sul poeta dimenticato, sulle ingiuste manchevoli amnesie della memoria letteraria. Oppure sulla promessa falciata, fragile vermena strappata dalla vita. Si sa com'è, ora un suicidio (potrebbe essere il caso di Michelstaedter), ora una malattia (nel caso più volte trattato di Carnevali fu l'encefalite letargica, in quello di oggi l'altrettanto tremenda endocardite reumatica). Evito di rincarare la dose. Tutto ciò sarebbe una falsa partenza, anzi, una partenza sbagliata. Mesi fa, scrivendo delle poesie di Lorenzo Calogero, ho provato a dire come la penso su questi sdrucciolevoli temi della dimenticanza contrapposta magari al "ritorno in auge" di un poeta (qui, in caso). Io credo che poi dobbiamo ficcarci bene in testa che una cosa è l'entrata o la fuoriuscita di un autore dal fantomatico "canone", un'altra cosa ben distinta è invece la lettura, più o meno diffusa e continuativa, a suo modo proficua, delle opere di un autore (e qui la parola opere, cioè testi, mi interessa assai di più della parola autore). In questo senso Leopardi e le sue opere non sono mai andati fuori canone, ma questo fatto, evidente a tutti, non ci consente comunque di rilevare con quale profitto, creatività, giustezza, coraggio interpretativo lo si rilegga (legga, togliamo pure il ri-). Spesso poi il mantenimento di un autore nel canone assomiglia ad uno sterile tatticismo oppure alla melina tipica di tanti sport di squadra, messa in atto da quella squadra della Res Publica Litterarum che in quel preciso frangente storico si ritiene in vantaggio; e allora non pensate anche voi che diventerà memorabile l'azione di quel giocatore della squadra già destinata a perdere che ruba palla e riesce a fare un gran gol in contropiede, foss'anche il gol della bandiera? E chi lo sa se sarà solo il gol della bandiera? (Le faccende della letteratura assomigliano a volte a partite a doppio turno in cui ci si ferma o si ricorda solo la partita d'andata.) Mutatis mutandis, per quel che concerne il poeta e l'opera di oggi, ricordo per dovere di cronaca che dopo la prima edizione di buona reperibilità per Garzanti del 1963, il libro Allergia di Massimo Ferretti (Chiaravalle, Ancona, 1935 - Roma, 1974) conobbe una sola riemersione in un'edizione di Marcos y Marcos del 1994, stampata fra l'altro con il contributo della Biblioteca Civica di Chiaravalle e in un'occasione particolare come il ventennale dalla morte. 

Il nostro libro è apparso esattamente sessant'anni fa e con Deoso del 1954 costituisce il lascito poetico dello scrittore marchigiano, il quale scrisse anche due romanzi negli anni Sessanta (Rodrigo e Il gazzarra). Sempre per restare alla reperibilità di un libro, vorrei aggiungere che sebbene assorbite dall'organizzazione di corsi, centri estivi e incontri di tanti tipi, esistono ancora le biblioteche comunali che conservano libri come questo, qualora qualcuno desideri riprenderlo in mano dopo anni, come con piacere mi è capitato, o magari per la prima volta. (Un inciso di biblioteconomia: lo statuto di queste biblioteche comunali - oggi qualcuno preferirebbe scrivere la loro mission - andrebbe rivisto ed è un peccato che in passato non si pensasse già in ottica di una messa in rete di specializzazioni del patrimonio librario e che ogni biblioteca puntasse invece, come una monade, a seconda delle proprie risorse, ad avere un po' di tutto, dando vita così a un panorama di tanti piccoli doppioni poco vitali, magari tutte con 4 copie di epoche diverse di Cristo si è fermato a Eboli o altri libri mai andati fuori catalogo e nessuna con almeno una copia de Il volto e il ritratto di Georg Simmel, tanto per dire un titolo. Sarebbe bastato creare delle reti di specializzazioni tematiche - una specie di funzione di ricerca e sviluppo - per pensare oggi con maggior ottimismo al ruolo di queste biblioteche e ottimizzare i budget di acquisto di libri forniti dalle amministrazioni. Comunque non è mai troppo tardi, anche se bisognerebbe imparare a dire che non è mai troppo presto). 

Visto che ho ricordato quel titolo di Simmel, accompagno tutto questo con un duplice ritratto fotografico, dato dall'unione delle uniche due foto di Ferretti facilmente reperibili in rete. Mi sembrava che così accostate si rafforzassero, pur in uno sguardo poggiato nella stessa direzione e su un medesimo piano. E mi parevano più interessanti della ripetizione di certe formule che riguardano Ferretti e il suo principale mentore (Pasolini) o i rapporti con la neoavanguardia (se ricordate l'edizione di Garzanti data proprio '63). E infine prelevo un testo soltanto da questo libro il cui titolo anagramma un'allegria evidentemente ungarettiana. Autore di un unico libro, a sua agio nella misura lunga, come dimostra nel bellissimo poemetto "La croce copiativa", poeta in grado di scrivere sull'atto sessuale come pochi altri tra quelli che mi sia capitato di leggere, inscritto ma anche proscritto in una perenne costellazione di morte, Ferretti con la sua opera poetica rappresenta sempre una lettura o una rilettura di cui si conosce vagamente il punto di partenza e di cui si ignora clamorosamente l'approdo.



IV

Ho nascosto in un cassetto vuoto
il pacchetto di morte sigarette
che avevi stretto nella mano oscura:
per trovarlo nel buio senza attendere
e riprenderci l'impulso della vita.

Sui tuoi occhi ho perduto la mia morte
e col terrore d'essere felice
ho spiato il potere dell'amore.

E in un antico sonno musicale
ho danzato fino all'altopiano
dove tu dormivi inaccessibile,
e furtivo ho appoggiato alla scarpata
la bianca scala del mio inondato sogno:
ma aveva gradini troppo nudi
e per raggiungerti
dovevo camminare sul mio cuore;
e mi sono arrampicato sulla tua
e ad ogni passo ho calpestato un nome -
nomi che ricordavano e ridevano...

E nell'azzurro reale del mattino
ho adorato i sogni chiusi della notte
che si ricordano fino ad una curva.



(Per proseguire con altre due poesie potete andare qui. Vi rimando anche a questo articolo di Dario Borso intitolato Il giovane Ferretti.)

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