martedì 3 novembre 2015

da "Le poesie" di Georg Trakl

Una poesia da #55
Leggere una grande guerra #18 

Sulla spiaggia del Lido di Venezia, 1913
Stimato amico, abbiamo alle nostre spalle quattro settimane di marce faticosissime lungo tutta la Galizia. Da due giorni sostiamo in una cittadina della Galizia occidentale nel cuore di un dolce e ridente paesaggio collinare, e dopo tutti gli enormi avvenimenti dell'ultimo periodo ci concediamo finalmente un po' di pace. Domani o dopodomani riprenderemo a marciare. Sembra prepararsi un nuovo, immane massacro. Voglia il cielo esserci misericordioso questa volta! Cordiali saluti a Sua moglie e ai Suoi cari figli.  Suo devoto Georg Trakl

Queste parole, indirizzate all'amico Ludwig Von Ficker, partivano alla volta di Innsbruck verosimilmente dalla cittadina di Limanova, ai primi di ottobre del 1914. Circa un mese più tardi, il 3 novembre, nella notte di Cracovia, l'anticipatore delle catastrofi mondiali (nella lettera, fra l'altro, fa riferimento alla recente carneficina di Grodek, alla quale dedicò una delle sue poesie più note), da molti considerato il più grande poeta di lingua tedesca del Novecento, morì per un'overdose di cocaina. Nella sua cortissima Prefazione al volume di Garzanti intitolato Le poesie (pp. 336, euro 9, a cura di Vera degli Alberti e Eduard Innerkofler, con introduzione di Margherita Caput e Maria Carolina Foi, prima edizione del 1983), Claudio Magris notava che "L'avventura randagia della poesia, che scopre la verità della condizione umana, è irriducibile al programma politico, ma proprio in questa scissione risiede il suo valore politico, la violenta illuminazione con la quale essa mette in luce il nucleo della situazione storica, quell'antitesi fra il singolo e la società che costruisce già il mondo contemporaneo". Dal nucleo di testi relativi all'esperienza bellica estrapolo Im Osten. La lettera riportata in apertura e la foto di Trakl sulla spiaggia del Lido a Venezia un anno prima della morte si trovano in Gli ammutoliti. Lettere 1900-1914 (Quodlibet, 2006, pp. 240, euro 16,50, a cura e con un saggio di Clio Pizzingrilli).



SUL FRONTE ORIENTALE


Ai selvaggi organi della tempesta invernale
somiglia del popolo l'oscura collera,
la purpurea onda della battaglia,
di stelle sfondate.

Con cigli infranti, argentee braccia
fa cenno ai soldati morenti la notte.
Nell'ombra dell'autunnale frassino
sospirano gli spiriti degli abbattuti.


Sterpaglia spinosa cinge la città.
Da sanguinanti gradini discaccia la luna
le atterrite donne.
Selvaggi lupi irruppero attraverso la porta.


IM OSTEN


Den wilden Orgeln des Wintersturms
Gleicht des Volkes finstrer Zorn,
Die purpurne Woge der Schlacht,
Entlaubter Sterne.

Mit zerbochnen Brauen, silbernen Armen
Winkt sterbenden Soldaten die Nacht.
Im Schatten der herbstlichen Esche
Seufzen die Geister der Erschlagenen.

Dornige Wildnis umgürtet die Stadt.
Von blutenden Stufen jagt der Mond
Die erschrockenen Frauen.
Wilde Wölfe brachen durchs Tor.

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