domenica 20 marzo 2016

I cambi di stagione: equinozio di primavera


In occasione di solstizi o equinozi, quindi al massimo quattro volte l'anno se non mi stufo prima, riprendo qui un testo dagli archivi. Specifico solo il caso dei testi editi. Le immagini che accompagnano questi pigri post sono tagli e rotazioni (di 90°, 180° o 270°) dalle tavole.


L’accento perso


Non c’è quasi più traccia
d’accento, tutta sciacquata da anni
la lingua nei fiumi d’Europa. Fino
a qua arriva il ripulirsi le piume
e il mondare il riso, nei panni
dell’essere via, fuori da qui.
Rimanere e partire. Basta. Non c’entra
più nulla il nulla di un luogo:
vedi tu cambi tu e muti noi. Qui
non c’è traccia
d’accento, manca tutto salendo
le scale salendo le luci
attento ormai
al dire dare fare…
Tutto cosparso d’accento mondato, ma
senza taglio non c’è amore, non c’è
acqua che sciacqui le lingue dalle teste,
non c’è il verde dell’erba intiepidita.
E aggiungere parole non serve, e i luoghi
non sanno di questa bassacorte
riparata da latte e lamiere di una sera
lenta che diventa campo, diventa
prato e arriva sventata come una Pasqua.

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