“Una strada non è solo la superficie asfaltata, i palazzi ai lati, le macchine veloci o lente, la gente intorno a te. È anche il modo in cui tutte quelle cose sono in relazione, come si compongono e ricompongono. Appena alcuni elementi si allontanano dal campo visivo, altri diventano visibili: tu ti muovi, le macchine si muovono, altre persone si muovono, persino il sole si sta muovendo lentamente, e in mezzo a tutto questo movimento multidimensionale devi decidere quando premere l'otturatore, decidere quale di questi istanti mutevoli è più interessante degli altri.L'ultima frase potrebbe sembrare un'affermazione lapalissiana, tanto è tautologica e piantata nella definizione stessa di foto, di tempo di esposizione, di scatto, di posa, di otturazione. Eppure c'è qualcosa che segna la differenza tra questo tipo di intesa tra pensiero e fotografia e un'altra alleanza tra immaginazione e fotografia, che ad esempio in autori come Luigi Ghirri trovò una magnifica trattazione, quasi sistematica. Mi riferisco al c'era e non c'è più, ancor valido per Cole che scrive quanto abbiamo letto sopra e il c'è e (forse) c'è ancora inserito come un tarlo del pensiero dalle foto di Ghirri (anche se Ghirri non è certo il solo caso). Si confrontano e forse si scontrano due concezioni e due filosofie (sì, filosofia, altro non possono essere) dell'immagine fotografica. La mostra e il libro Punto d'ombra diventano un nuovo impulso per questa riflessione, per forza continuamente marginale e continuamente centrale.
Un secondo prima, non è ancora successo. Un secondo dopo, se ne è andato per sempre, irrecuperabile.”
Il volume si apre con una foto di Tivoli, NY, del maggio 2015 e si conclude con una foto presa a Brazzaville, Congo, nel 2013. E scorrendo le didascalie lunghe di sinistra nelle pagine pari e le foto a destra nelle pagine dispari scoprirete che Teju Cole ha viaggiato un sacco (Lagos, Auckland, molta Svizzera e Germania, anche Italia, e poi Corea, Stati Uniti, Brasile e molti altri paesi). Le mie preferite stanno in Indonesia, ma anche in Svizzera. Insomma, è un libro bello, un'idea di composizione foto-verbale e citazionale che in Italia non ha molti casi simili. Quando nel nostro paese si sono affacciati libri concettualmente simili - com'è ad esempio Perché tanta assenza di te non è più possibile del fotografo vicentino Giustino Chemello, segnalato qui nel 2011 e sfogliabile qua - si passa per l'autoproduzione e una sostanziale indifferenza.
Nella nota conclusiva del volume, scritta nello scorso mese di marzo a Brooklyn, Teju Cole lo definisce "saggio lirico":
Sono affascinato dalla continuità dei luoghi, dalla linea del canto che li collega tutti. In questo libro ho evocato la linea del canto in forma di saggio lirico che unisce fotografia e testo. L’esperienza umana varia enormemente nella sua forma esterna, ma a livello emotivo e psicologico abbiamo molte similarità gli uni con gli altri. Che fossi in un borgo di Vals in Svizzera o in un grattacielo che torreggiava su milioni di persone a San Paolo, il mio pensiero costante era sempre come mantenere quella linea. Il viaggio è per me un privilegio e una responsabilità. In ogni istante sono intensamente consapevole che guardare è vedere solo una frazione di ciò che si osserva. Anche nell’occhio più attento c’è un punto d’ombra. Cosa si perde?Già, bella domanda: cosa si perde?
(Il libro si può sfogliare a questo link.)
Informazioni:
Punto d’ombra
Dal 27 aprile al 19 giugno 2016
Mercoledì, venerdì, sabato e domenica 11.00 – 20.00
Giovedì 12.00 – 23.00
Lunedì, martedì chiuso
Ingresso intero: 8 euro
Ridotto: 6 euro
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