venerdì 18 novembre 2016

Fabia Ghenzovich, "Totem" (Edizioni Puntoacapo, 2015) - Una nota di Alessandra Conte

Grazie a una collaborazione con la giuria del "Premio letterario Anna Osti" pubblico in una serie di post le note critiche sui libri premiati nell'edizione 2016 (quest'anno il primo premio non è stato assegnato né per la categoria di poesia editaper quella di poesia inedita). Il libro segnalato oggi si è classificato secondo nella sezione di poesia edita.




Fabia Ghenzovich, Totem (Edizioni Puntoacapo, 2015) 

Il libro di Fabia Ghenzovich trova ciò di cui si fa tramite per la ricerca? Il Totem del titolo si erge lapidario e multiforme, in un libro unitario in cui circolarmente, dall’inizio alla fine, appaiono le figure femminili cui l’autrice affida il compito di mostrare spazi archetipici dell’animo umano. La concezione di quest’ultimo si rivela a tratti: è prevalentemente istintuale e femminile, o pertiene al genere desensibilizzato umano – maschile solo nel genere grammaticale? Alcuni esempi: «Sono quello che vedi di me – che tu / vuoi vedere – la santa inquisizione di quello che vuoi che io sia», p. 22, vv. 1-3; «Lui sta a guardare con abulica codardia», p.15, v 1; «nessuno per ferocia lo eguaglia […] l’uomo soltanto si sbizzarrisce in gusto macabro», p.12, vv. 1-3. 
Il destinatario di Totem è collettivo, come fanno intendere le spie lessicali riferite alla prima persona plurale noi, ed è chiaro ad apertura e chiusura, come recitano i testi che fanno da confine materiale della raccolta (dall’incipit: «ecco quel che abbiamo perso / la prima vera pelle – la sola che ci salva.», p.7, vv. 6-7; dalla chiusura: «Eppure cosa in bilico ci resta / tra perdita e bellezza? / Di quale lontananza parleremo […] ci sfugge», p.40, vv. 1-3, 6).
Emerge in questi due esempi lo svolgersi del discorso del libro: dall’ecco presentativo iniziale che addita e sottolinea la perdita subita in un prossimo passato, che rappresenta all’inizio però l’unica via di salvezza, l’autrice passa all’eppure di forte valore avversativo, in prima posizione, posto in una domanda.  La sostanza femminile che popola le figure di Totem è una e plurima, e vuole riportare il lettore e la lettrice ad un passato mitico dalla continuità spezzata, intriso di corpo e animalità. Laddove invece irrompe il presente nel tempo dei verbi, l’autrice ci indica la corrotta sostanza dell’oggi o il riconoscimento del permanere in sé dei caratteri di una lupa/loba sentita come antenata; personaggio talmente individuato ma inafferrabile, che arriva a dissolversi in paesaggio notturno lagunare. La ricerca del libro si chiude in una domanda, lasciandolo aperto, ed in questo – anche se il soggetto scrivente si può identificare con il personaggio in minime metamorfosi dall’equilibrio dinamico – una via è rappresentata dalla scrittura stessa come fonte di rinvenimento del senso (nell’assonanza anima : pagina), intuibile ed esperibile, forse, ma non raziocinante. 

Alessandra Conte

Nessun commento:

Posta un commento