Da un paio d'anni gli Oscar Mondadori, con la nuova veste grafica scantonata in copertina all'angolo alto a destra, stanno riproponendo anche le opere meno note di Carlo Cassola. Parlare di opere meno note per libri come come Paura e tristezza, Tempi memorabili o per l'ultimo uscito, Una relazione (pp. LI+121, a cura di Alba Andreini e con un'introduzione di Laura Pariani), non è tuttavia corretto. Tralasciando il grande successo di libri coma La ragazza di Bube o Fausto e Anna, non bisognerebbe dimenticare che ogni nuovo libro di Cassola, spesso coadiuvato dall'editor-amico Manlio Cancogni, era atteso come un evento non solo dal pubblico, ma anche dalla casa editrice torinese, che con i suoi libri sapeva di andare a colpo sicuro e di poter sistemare qualche conto. L'ultima edizione einaudiana di Una relazione, un tascabile, risale comunque al 2004, e prevedeva la brutta copertina con Stefano Accorsi e Maya Sansa. Il fatto si può ben capire: era l'epoca del film L'amore ritrovato di Carlo Mazzacurati, che da questo libro è tratto (sarà bene che prima o poi qualcuno dica qualcosa di sensato sulle copertine che riprendono un fotogramma di un film: il meccanismo commerciale su cui si basano è fin troppo banale e prevedibile, ma la loro esistenza potrà dirci qualcosa degli attuali e futuri matrimoni tra letteratura di finzione e cinematografia). Bisogna poi retrocedere al 1972 per la precedente edizione del libro che apparve per la prima volta nel 1969.
Restiamo al libro e ad altri matrimoni solo evocati sullo sfondo, poiché la relazione extraconiugale del titolo è quella tra Mario, uomo sposato, ottimista e vanesio, tutto sommato assai prevedibile, e Giovanna, una ragazza un tempo facile e chiacchierata in paese, ma divenuta presto desiderosa di progettare qualcosa per sé e la propria vita, da lei stessa definita in un dialogo "uno straccio, un mucchietto di spazzatura". La vita di Giovanna, nel corso della breve narrazione, compare in ben tre momenti distaccati, fondamentali per capire la modernità del personaggio e della penna di una delle "Liale" del Gruppo 63 (così Cassola con Bassani e Pratolini secondo la sicumera spaccona di quel gruppo). Quando facciamo la conoscenza di Mario sappiamo che è sposato e padre. Per l'impiego in banca è costretto a fare il pendolare tra Follonica e Livorno (e sia detto che questo è un grande romanzo ferroviario della costa tirrenica dove incontriamo Livorno, Solvay, Cecina, Bolgheri, Castagneto Carducci, San Vincenzo). Siamo all'epoca delle imprese in Abissinia. Durante una trasferta di lavoro Mario rivede Giovanna e per togliersi un capriccio decide di riconquistarla. Il movente del romanzo è in questo nuovo incontro, a distanza di anni dalla loro prima facile relazione di gioventù. Dopo le resistenze iniziali di Giovanna, il riaggancio accade e qui inizia il loro affezionamento, la loro relazione clandestina fatta di propositi risoluti di farla finita, ripensamenti, comportamenti contraddittori. Ma Giovanna è cambiata rispetto alla prima sveltina che Mario vuole ricreare e ancor più cambierà trascorrendo con lui quaranta giorni a Livorno, dove è richiamato per un corso ufficiali in vista della Guerra d'Etiopia. La vicenda è giocata per buona parte sui dialoghi, sesso quasi inesistente e su una riuscita modulazione di esterni e interni (inclusi quelli già ricordati afferenti al mondo del treno e delle stazioni ferroviarie).
Dicevamo che tre sono i momenti in cui Giovanna, la vera protagonista del libro, compare nella linea della storia: la prima volta come flashback, quando è la giovane "facile" della riviera che bene o male è stata con molti uomini. La seconda volta nei cinque mesi che costituiscono l'intervallo della nuova relazione tra Giovanna e Mario (la parte portante del libro) e infine, dopo un'ellissi tanto grande quanto significativa, in un treno popolato lungo la stessa linea ferroviaria devastata dalla guerra, nel 1945. Mario ha combattuto la guerra, è tornato magro, Giovanna si è sposata felicemente con un uomo più giovane che è morto di una banale polmonite e dal quale ha avuto una figlia. I due si riconoscono nel vagone affollato di un lentissimo treno, nel quale Giovanna si mostrerà del tutto indifferente nei confronti dell'uomo di cui è stata l'amante anni prima. Se Mario esce dalla vicenda malconcio (vanesio e narcisista, uno che ci mette poco a tornare in pace con sé stesso, anche se Giovanna l'ha amato perché capace di "sentimento" e non solo di "parole"), Giovanna è decisamente una figura che sopporta una grande trasformazione del sé attraverso la narrazione. Tornando ai nostri film, mi pare che un limite di molto cinema contemporaneo sia quello di non saper mettere in opera una certa mutazione dei personaggio e la sopportazione di differenti sé.
Leggendo Cassola - e qui torno a parlare più in generale della sua opera - viene il dubbio che una cospicua storia dell'affettività e delle relazioni sia ancora da scrivere, anche se proprio lui con altri ha cominciato l'impresa. Il ventennio fascista e la guerra hanno agito anche come un immenso coperchio e contenimento delle relazioni sentimentali, costrette dentro molti strati di clandestinità, una clandestinità che paradossalmente si è fatta ravvisabile persino nel linguaggio pubblico falso e colloso che ha preso il sopravvento e dal quale si fa fatica a sganciarci. La letteratura resistenziale talvolta ha colto questa situazione di impasse, ma non ha potuto da sola dare la stura a un lavoro efficace delle opere di letteratura sulle relazioni. Nel tempo, quel che conta, è proprio la relazione che si dà, la quale può passare dal sentimento all'indifferenza. Una relazione è un romanzo più complesso di quel che si può evincere da questa semplice riduzione in nota e temo che non ci si possa nemmeno fermare nel decretare la riuscita del personaggio femminile a fronte della liquidazione di un personaggio maschile meschino e in fondo un po' puttaniere, come talvolta in sede critica si è visto fare: ne va della comprensione di oltre mezzo secolo di relazioni sentimentali in cui uomini e donne hanno continuato ad amarsi, tradirsi e soprattutto a mutare. Come ce lo raccontiamo questo mutamento, se mutamento davvero è?
Quando vidi il film che si cita nell'articolo non capii la connessione di quel titolo col libro di Cassola, davvero mi pare che c'entri pochino. Sara
RispondiEliminaI titolisti colpiscono un po' dappertutto.
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