Di tanto in tanto, una notizia su un libro e un brano da ascoltare, al libro collegato.
Tanti tanti anni fa girava per casa un volume verde di Giuseppe Pugliese intitolato Gustav Mahler ...il mio tempo verrà. Lo prendevo in mano spesso, lo sfogliavo e non lo leggevo mai. Del resto, come ho scritto, questo accadeva tanti tanti anni fa. In pochi casi il primo contatto con la musica di un compositore è passata prima per un libro, una copertina, quel ritratto austero del compositore e direttore d'orchestra con gli occhiali. Un volume con un titolo analogo è stato riproposto nel 2010 da Il Saggiatore, Gustav Mahler: Il mio tempo verrà. La sua musica raccontata da critici, scrittori e interpreti 1901-2010 (a cura di Gastón Fournier-Facio, pp. 832, euro 45). Il Saggiatore, va detto, è una casa editrice che mostra le maggiori e più belle attenzioni a quello che resta dell'editoria musicale all'interno dei cataloghi di varia, in più generi musicali e stando ben lontana da certe infatuazioni di altre case editrici. Di recente la stessa casa editrice, per la cura di Franz Willnauer e la traduzione di Silvia Albesano, ha mandato in libreria un altro volume mahleriano, leggermente meno corposo di quello ricordato poco sopra, intitolato Caro collega. Lettere a compositori, direttori d'orchestra, intendenti teatrali (pp. 436, euro 42). Il libro si colloca in un solco più grande che è quello della grande tradizione dell'epistolografia mahleriana, un fiume che ha più rivoli (si pensi alle lettere alla moglie Alma Maria Schindler o al carteggio con Richard Strauss). Com'è normale e giusto che sia, in un epistolario così ricco si potranno trovare le lettere ai "colleghi" compositori, ma anche le non meno interessanti lettere che documentano le travagliate vicende organizzative che un compositore sempre deve affrontare. Del resto, per diventare grandi, c'è poco da fare, tocca lavorare sodo e non basta, oggi meno che mai, star davanti a un computer e fare tutta quelle serie di cose che un computer o altri dispositivi consentono di fare (certo, si può "lavorare al computer", anche in ambito artistico, ma non basta). Il libro offre quindi a un lettore di oggi anche un peculiare e saporito motivo di interesse, perché ci mette davanti gli affanni e le attività di un musicista-imprenditore. Si può leggere qua e là, in alcune sue parti, come un testo che evoca e forse anticipa i nostri affanni promozionali ai tempi del promuovi te stesso in campo culturale e artistico (i nostri mezzi sono gratuiti o quasi e purtroppo certi effetti della gratuità si notano). E, poiché siamo tutti qui a provare a fare la fantomatica promozione, non è male gettare uno sguardo attento sullo stile di condotta di un artista come Mahler, proprio in quello che oggi considereremmo il lato promozionale della sua vicenda (sia chiaro che non uso la parola "promozione" in senso dispregiativo, perché è necessaria, ora come allora, il problema è semmai il come farla).
Per l'ascolto pretestuoso vado a parare sul pezzo che segue, il quale risale davvero agli albori della carriera di compositore di Mahler, che nacque nel 1860 e morì nel 1911. Siamo nel 1876, Mahler è un giovanissimo studente di conservatorio e Il Quartetto con pianoforte in la minore rimane ancora oggi la sua prima opera nota (incompiuta).
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