C’erano
una volta l’inconscio e il sogno. Ora sono veri e propri ipermercati onirici,
territori interamente colonizzati: gli utenti
e i clienti, onnipresenti nei versi
di Lidia Riviello, circolano infatti soprattutto lì, nel sonno, così come il
flusso del valore e il vapore del capitale. Questa mutazione, indistinguibile
dall’aria che respiriamo, è dicibile ormai pressoché esclusivamente mediante
gli strumenti della poesia: straniamento, guerriglia linguistica. Sonnologie
lo
dimostra lapidariamente: denominando il fenomeno intero come “mercanzia onirica”
(p. 21). Il termine ‘sonnologie’ qui sembra alludere a
una qualche scienza che studia il sonno: i ritmi, le posizioni o il movimento delle
palpebre. Si tratta in realtà della ricreazione linguistica di un mondo
altrimenti indicibile: “sull’uso e non sul significato dei sogni/ lavorano
incessantemente/ sottotitolando misticamente il profitto” (p. 18). Un
arredamento della mente, un piano che si fa casuale, a “velocità commerciale”,
capaci di darci intera la mappa o la segnaletica del presente: tra linee gialle
da non oltrepassare, interni dell’Ikea, amministrazione di mitologie, splendori
mistici dell’ebay.
Questi versi ci dicono molto del surrealismo di massa e della colonizzazione dell’inconscio in cui da due o tre decenni, come sonnambuli, alloggiamo. Ma senza nessuna ironia o morbido nichilismo, rendendoli terribilmente evidenti, proclamandoli cioè come fatto conclamato, al contempo esigono nel lettore coscienza e veglia. Il mondo che ne consegue, scandito da un decalogo in corsivo, solo in apparenza sognato, è esattamente il nostro: rivelato da un sopramondo o sottomondo fantascientifico, è copia “taggata” (p.13), esasperata e conforme del Reale.
Questi versi ci dicono molto del surrealismo di massa e della colonizzazione dell’inconscio in cui da due o tre decenni, come sonnambuli, alloggiamo. Ma senza nessuna ironia o morbido nichilismo, rendendoli terribilmente evidenti, proclamandoli cioè come fatto conclamato, al contempo esigono nel lettore coscienza e veglia. Il mondo che ne consegue, scandito da un decalogo in corsivo, solo in apparenza sognato, è esattamente il nostro: rivelato da un sopramondo o sottomondo fantascientifico, è copia “taggata” (p.13), esasperata e conforme del Reale.
Bella
e terribile, dunque, come un incubo freddo, questa raccolta di Lidia Riviello:
una volta e per sempre fuori dalla lirica, dentro l’epigrammatica e la poesia
di pensiero. Tanto da ricordarci nel sonno che avvolge edifici, cose e persone
– non per “fisico gravame” ma come
memoria e calcolo delle “compatibilità del capitale”, la prima pagina di un romanzo sperimentale e
profetico: Le mosche del capitale di Paolo Volponi.
Emanuele Zinato
Tre pagine da Sonnologie di Lidia Riviello (Editrice Zona, 2016)
*
popolarità del bancomat
sopraffazione dell’uomo sul sogno
si gioca molto nel mondo
nella plastica
generare un paradiso
reinvestire nel poker
il sangue non arriva al gomito e la rivincita in fondo al mare
sottende ad un knockout dell’antagonista approdato sulle isole
che non ci sono.
*
mercanzia onirica
se l’uomo non dorme perde una qualità
se avessero costruito al toro un mondo
questi visualizzatori
non funzionerebbero sempre, sarebbero solo architettura
non reagiscono dentro la catena
se lasciati liberi nella cornice
una sola vena in trasferta
al passaggio dell’autoerotismo
si alimenta in questa specie di sonno
quando la vista splende, il sogno perde molto gas,
esalta definitivamente il mondo delle pose.
*
una volta si sognava senza produrre
l’istituto chiede di amministrare mitologie utili per questo sistema
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