lunedì 31 luglio 2017

da "Poesie ultime e prime" di Michele Ranchetti

Una poesia da #66


Nel marzo 2008 Quodlibet ha pubblicato Poesie ultime e prime di Michele Ranchetti (pp. 96, euro 15). Ranchetti era appena morto, il 2 febbraio di quell'anno e per Quodlibet aveva lavorato. Il libro è inserito nella collana "Verbarium" che Ranchetti stesso curò, all'interno della quale potrete trovare anche le poesie di Francesco Nappo o La Passione secondo l'Ebreo errante di Marcello Massenzio. Il volume presenta poesie in italiano scritte fra il 2000 e il 2007 e un discreto numero di poesie che, sul solco di una tradizione abbastanza feconda nel nostro paese (Pascoli e Bandini per far due nomi), sono state scritte in latino tra il 1940-1945. Quest'opera postuma rappresenta il terzo libro di poesie dello studioso, dopo La mente musicale del 1988 e Verbale del 2001, entrambi pubblicati da Garzanti. Si può approfondire la biografia e soprattutto la bibliografia di e su Michele Ranchetti grazie a questo utile rimando. Come si può leggere qui, l'archivio di Michele Ranchetti è recentemente entrato nell'orbita dell’Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti” del Gabinetto Vieusseux di Firenze. 

(Tra qualche giorno si concluderà questa miniserie di tre post dedicati ai libri di poesia di Michele Ranchetti con una scelta da Verbale.)




Due testi da Poesie ultime e prime di Michele Ranchetti (Quodlibet).


Quanto, diceva mio padre, mi dovrete
rimpiangere, quando sarò morto.
Non è stato così, ma è stata 
una corsa a raggiungerlo
tra mio fratello e me,
e lui l'ha vinta. Ancora 
io gli serbo rancore.


*


Un morto mi è
caduto addosso. Io volevo
che andasse altrove
dove già era
ma via da me. Anzi volevo
stare solo con lui
ma senza la sua morte.


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