giovedì 3 agosto 2017

da "Giacinta la rossa" di José Moreno Villa

Una poesia da #67


Si può trovare ancora in qualche circuito dell'usato (e nelle biblioteche, naturalmente) il libro Giacinta la rossa di José Moreno Villa (Malaga, 1887 - Città del Messico, 1955). Il volume fu pubblicato da Einaudi nella "Collezione di Poesia" (oggi detta "Bianca") nel 1972 nella traduzione dell'ispanista Vittorio Bodini. Mancato chimico a Friburgo, poi studente di storia dell'arte e abitante della Residencia de Estudiantes, dove fa gli incontri intellettuali più significativi, tra cui quelli con Rafael Alberti, Salvador Dalì e Federico García Lorca, Moreno Villa fu a suo modo "un eroe dei due mondi", tanto precoce e assidua fu la sua frequentazione col continente americano, sia negli Stati Uniti, sia nel Messico, dove si spense. 

Jacinta la pelirroja apparve in spagnolo nel 1929.




I cavalli non sono fatti per te


Né le briglie né le staffe.
Non sai né saprai montare mai quell’energia.
Rido come se tu volessi galoppare sulle nuvole
o guidare le onde del mare.
Giacinta, mostrami pure la vanità dei miei sforzi.
Ridi dell’impossibile maniera di montare,
ridi della mia scarsa destrezza
in rapporto al traguardo e al mezzo.
E poi, Giacinta, poi,
come veri sportivi,
ridiamo della scoperta.
Saremo più forti 
dopo aver misurato la nostra debolezza.


No se hicieron para ti los caballos


Ni las bridas ni los estribos.
No sabes ni sabrás montar esa fuerza.
Me río como si quisieras galopar sobre nubes
o guiar las olas del mar.
Jacinta, señálame tú mi empeño vano.
Ríe tú de la montura imposible,
ríe de mi desmaña
en relación con la meta y el móvil.
Y luego, Jacinta, luego,
como sanos deportistas,
riámonos del descubrimiento.
Seremos más fuertes
al medir nuestras debilidades.


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