domenica 19 novembre 2017

Curzio Malaparte e la comprensione tragica della storia: un'analisi di "Kaputt" e "La pelle" di Franco Baldasso

 

Come noto lo scorso luglio si è ricordato il sessantennale della morte di Curzio Malaparte. Tornano a circolare le sue opere, altre rimangono ancora lontane dai circuiti dei libri in commercio. Di seguito trovate un rinvio a un contributo di Franco Baldasso che analizza i romanzi Kaputt (1944) e La pelle (1949), opere tra le più note e importanti di Curzio Malaparte e entrambe rilevanti nello studio del processo di transizione dal Fascismo alla democrazia, ambito di interesse primario di Baldasso negli ultimi anni. In questo studio appare lampante il rifiuto di Malaparte di avallare visioni di sacrificio collettivo e riscatto nazionale, vale a dire quanto era più in voga dopo la fine della Seconda guerra mondiale, dal mito resistenziale del “Nuovo Risorgimento” alle interpretazioni storiciste del Fascismo quale malattia inserita in un corpo nazionale altrimenti sano. Sulla scia della teoria biopolitica, lo scritto si sofferma sulla valutazione critica che lo scrittore toscano mise in opera circa il tragico contrasto tra la tecnologia moderna e la fragilità dell'uomo sentito come "creatura". Nonostante non sciolga mai il nodo cruciale del suo stretto rapporto con il Fascismo, Malaparte ci mostra tale irrisolvibile conflitto dal punto di vista dei tanti capri espiatori della sua narrativa, quasi nuove figure che rimandano alla passione di Cristo. Dispiegate da una prospettiva radicalmente secolare, le immagini della violenza e della tragedia del Novecento e dei totalitarismi si oppongono a qualsiasi idea di progresso storico o a qualsiasi soluzione dialettica superiore.  

Qui si legge l'intero articolo.

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