Piove fitto e leggero; docilmente | macera e
divaga | il mondo in questa gabbia atrocissima | sul blu spartano delle
serrande – sull’ordine | cartesiano delle autostrade | sferraglianti e
luttuose.
È
questione cruciale, a nostro avviso, se una così felice mano necessiti, per
fare della scrittura opera e di questa senso e pensiero, di apporti tanto
prepotentemente dichiarati, dal paratesto all’occasione per quanto sanguinante,
questa, di dolorosa memoria personale.
Sul
trattamento da riservare all’occasione Novecento dixit, definitivamente; ne deriva che ogni novitas è problematica, almeno quanto irrisolto, qui, lo
spiattellamento di un medium di massa, in pieno titolo e poi nelle note e inevitabilmente,
di riflesso, sin dentro i testi, così (pre)potente da trasvalutare anche la più
sofferta materia.
Doloroso
è, per chi legge, registrare lo iato che allontana la materia/espressione da
un’operazione editoriale forse opinabile, lasciandole scollate: se la
scrittura, come crediamo, è scavo nel vivo di qualcosa e lavoro sui codici, la
si dovrebbe preservare con maggiore cura dalla mano di Mida dei mezzi pop e
delle loro finalità cosmetiche e sedative (ideologicamente tali!).
La
Giuria del Premio Anna Osti apprezza ed elogia la penna di Maria Grazia
Calandrone segnalandone il libro, la cui problematicità lo dice meritevole di
lettura e riflessione.
Luca Pasello
I
muschi pavimentano le primavere
Era buio, quella sera – un buio
molto lento e tranquillo – dal
quale apparve
la vecchia con lo scialle e la
lunga gonna
nera. Disse se vuoi salvare
la tua bambina, lasciala digiuna
tutto il giorno, e la notte le devi
solamente parlare
della grande distanza del paradiso.
Di lei mi resta
il lapsus sulla lingua tra figlia e vita mia.
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