lunedì 6 novembre 2017

"INVETTIVE" di Roberto Minardi (silloge inedita). Una nota di Alessandra Conte

Anche quest'anno si pubblicano in sequenza le note di lettura relative a sillogi e libri finalisti del Premio letterario "Anna Osti" di Costa di Rovigo. Ringrazio la giuria del premio per la collaborazione. La silloge INVETTIVE di Roberto Minardi si è classificata terza ex-aequo nella sezione di poesie non edite.

Nei testi di Roberto Minardi il discorso attacca deciso e dichiarativo, senza dubbi: «L'ebetismo colonizza le flebili animelle / a colpi di etichette». La scelta lessicale incipitaria determina il tono dell'invettiva nel caso in cui il titolo non ci avesse avvertito. L'oggetto contro cui si scaglia è presto determinato da etichette, cataloghi, compratori del mondo, ossia alcune delle declinazioni del superficiale contemporaneo globalizzato con i suoi paradossi, anche veicolato dai mass media e dalle estrapolazioni captate da discorsi di tutti i giorni, che si cuciono al fangoso flusso verbale. Il testo è pieno e abbondante, e l'incedere è a passo di verso lungo, che si attesta mediamente sulle 15 sillabe, spesso frazionabile in due. Che i tempi siano i nostri, è confermato anche dalla prevalenza del presente indicativo nell'elencare le situazioni e i tipi contro cui il soggetto inveisce. La rara presenza del tempo passato, invece, fa emergere la testimonianza del soggetto che si fa portavoce dell'invettiva («Tutto è stato già segnato su un murale en passant»; «Quello che c'era a Istanbul, a Vittoria»). Questi è un soggetto che sa, per aver visto, e che, come ci rivela la conduzione del discorso, è in costante contrapposizione avversativa con coloro che credono di sapere, e dei quali riferisce con affettata cortesia e chiaro sarcasmo («so bene, so bene, so, l'educazione, lo so...»; «cosa sa»; «mi si conceda lo sturbo,/ madame des quartiers de nobles»; «ma i suoi discorsi»; «Lei non mi capirà, […] ma»; «ma la signora ha ragione»). Marketing, mercato, mecap, migrazione, personal trainer, google, piccole imprese, tecnologia, il superfluo, i carnivori, le speculazioni, nuovi e vecchi colonialismi. Il calderone ribolle di tutto: mentre il soggetto si identifica nella vittima universale («E io muoio […] io muoio»; «sono morto in partenza»; «mi ha ucciso»), e “loro” continuano a coltivare giardini, bimbe impeccabili, forma fisica e individualismi, c'è spazio per chiedersi se «[...] questo dire sia degno della Poesia?».



Alessandra Conte


Scorderai gracchi di rane, paesaggi luneggianti,
la podestà dei tuoi cari penetratori, inventori
d'un figlio principiante. Avrai la testa corretta.
Ti parrà tutto normale: la tecnica assai realista
con cui ritraggono i duchi, le loro fidanzatrici,
il volontariato d'obbligo [….]

[…] Tu ci vedrai mangiare
con la passione del rito, chissà se comprenderai.
Ti sposterai di paese in aeroporto, a un tiro
di schioppo avrai tutto ciò che serve, il contorno.


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