martedì 14 novembre 2017

"La disponibilità della nostra carne" di Laura Liberale. Una nota di Giusi Montali

Anche quest'anno si pubblicano in sequenza le note di lettura relative a sillogi e libri finalisti del Premio letterario "Anna Osti" di Costa di Rovigo. Ringrazio la giuria del premio per la collaborazione. Il libro di Laura Liberale La disponibilità della nostra carne si è classificato secondo ex-aequo nella sezione della poesia edita.



Laura Liberale, La disponibilità della nostra carne, Oèdipus, 2017.

La disponibilità della nostra carne è un libro oracolare dai testi enigmatici che sembrano interrogare il lettore e porre nuove domande a ogni lettura. Ci si muove infatti tra parole che sono diventate “assolute come ossa” e voci dialogiche interne al testo che ampliano il tessuto verbale e altre esterne che lo seguono. In quest’ultimo caso si tratta di citazioni – pressoché tutte, fatta un’eccezione, attinte dalla vastissima letteratura dell’India – che illuminano i testi o vi gettano oscurità, ma in entrambi i casi danno loro maggiore respiro. Ci si può anche giustamente chiedere se le citazioni (o una loro reminiscenza) siano all'origine del testo, oppure se il testo, dopo essersi generato, abbia trovato una sua risposta nella letteratura e nella mitologia indiana. Altra caratteristica della raccolta e il tempo sospeso che fa da sfondo a un’umanità sciolta da qualsiasi elemento storico. Non per niente nella seconda di copertina troviamo, accompagnata da una nota esplicativa dell’autrice, una citazione di Jung dal Libro rosso, dal quale deriva anche il titolo della raccolta: i testi infatti sono continuamente attraversati da archetipi dell’inconscio collettivo come a ribadire il procedimento che si attua, ovvero il passaggio da una dimensione individuale a una universale. Cosi il soggetto, già in parte deliricizzato e oggettivizzato che si esprime attraverso una seconda persona singolare in apertura di raccolta (“Ti sei capovolta in crescita inferiore | sotterranea”), giunge nel finale a una dimensione corale e impersonale (“E appresa la risacca dell’umano | indolore il suo battere di maglio. || Si fanno chiari i volti delle madri”). Nel mezzo un percorso che permette sia all’individuo (inteso come rappresentante della specie) che alla parola di avvicinarsi - attraverso un processo alchemico che raschia le scorie, sgrossa e libera dalle impurità - a una verità che permette di integrare le differenti concezioni del femminile, e da li attingere a una visione totalizzante che lascia trasparire la sua luce (“Dimmi di questo oltre. | Se, smerigliato il se che fummo | abraso l’ego, raschiate via le scorie | di tamas, di nigredo | riluce la pepita | ritorna a sfavillare.”).

Giusi Montali

Nelle acque di dentro vi immergo
nel tumulto dell’acqua corporea
nel guado che toglie il respiro
e lo ricongiunge al Respiro.
Nelle pozze del ventre vi annego
nel tremendo, nel nero dell’acqua.
A uno solo, in quest’acqua, il respiro.


Uno dopo l’altro, lei getta i figli nell’acqua.

Mahābhārata, I, 98, 13

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