Marco Malvestio, silloge senza titolo.
Si muove tra iperletterarietà e attenzione al dato
contemporaneo la scrittura e la lingua di Marco Malvestio. E non è un percorso
pacifico, né sereno bensì pieno di attriti che riescono però a restituire il
senso di una contemporaneità sconfitta e allo sbando. Nella sua silloge infatti
il mito di Glauco diviene metafora di un tentativo di fuga dal proprio tempo e
dall’impasse del dolore (“fuggire dal tempo dentro a un tempo | alieno in cui
il tempo non ci fosse, | come Glauco sfidare l’alto oceano | […] venirne fuori
[...]”). Mentre Andromeda, reiterando il suo destino in una produzione
cinematografica ispirata alla mitologia classica, diviene pura funzione
narrativa: ogni sua azione perde così ogni effetto non previsto e subito, ed è
ciò che il soggetto lirico, privo di alcuna certezza, le invidia. Così Ovidio,
trovandosi a vivere nel presente, dovrà certo guidare in autostrada e lasciare
messaggi in segreteria ma avrà la certezza di avere “qualcosa da dirti, vedi, nonostante
tutto, | cara”. Diversa invece la consapevolezza del soggetto lirico che sa che
“C’è uno iato tra la recita e la carne” e che la letteratura non potrà che
essere un’“esibizione meschina”. Da una parte si ha l’io lirico che si rapporta
all’antichità con un senso di sconfitta, dall’altra gli emblemi della
letteratura antica che si trovano a mediare con il nostro tempo, risultandone
però sminuiti, ridotti a farsa. L’effetto è dissonante ma proprio per ciò
vivace e in grado di colpire il lettore. Per l’ultimo testo invece, suddiviso
in quattro sezioni e piuttosto diverso dai precedenti, occorre fare un discorso
a parte. L’autore infatti vi riduce l’elemento letterario, preferendogli un’allusione
alla musica, più idonea all’analisi delle varie fasi di un distacco amoroso che
si esplica in un dialogo solitario e sofferto che tenta di rimandare la
consapevolezza della fine: “sono esorcismi che non intendo smettere, | perché
non posso permettermi il pensiero | che […] | svaniremo anche noi, |
irrimediabilmente”.
Giusi Montali
II
Durchkomponiert, il
ritmo
del tuo ripresentarti
sotto forma
di assenza,
dietro una salita, all’improvviso
o a un giro di
strada, è inevitabile
e imprevedibile -
e d’altra parte, a saperlo prevedere,
scioglierei questa,
più che catabasi, ghost story
(essere diventati,
poi, che imbarazzo,
proprio ora che usa
il digitale,
effettacci di
luminol, lampade di Tesla),
ma non conosco
formule né offerte
che sappiano
cacciarti o trattenerti
per sempre.
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