Una breve riflessione sul titolo originale: Shadows: The Depiction of Cast Shadows in Western Art ci parla forse di un minor grado di distinzione terminologica attorno all'ombra che la lingua italiana sembra praticare. Anche l'italiano sa distinguere all'interno dell'ombra, tuttavia sentiamo raramente distinzioni in merito all'ombra (certo il discorso può cambiare laddove il discorso si fa specialistico). La lingua inglese, più frequentemente, si trova a distinguere nel continuum che si crea tra "core shadow" e "form shadow" ("ombra propria", ad esempio di uno dei lati di un cubo rispetto all'altro) e "cast shadow" ("sbattimento" o "ombra portata" da un oggetto su una superficie). Com'è chiaro, è il secondo tipo di ombra che interessa Gombrich e viene da chiedersi, sulla scia di Panofsky, Warburg e Cassirer, se anche all'ombra potremmo riferirci come a una "forma simbolica". Questo però è un percorso che ci porterebbe troppo distante dal breve libro di cui si scrive.
Masaccio, Pagamento del tributo (Cappella Brancacci, Firenze, 1425) |
Nel trattare il gigantesco e talvolta ripetitivo rapporto con le "cose" che la contemporaneità ha agganciato (le cose sono ovunque, sono nominate così, semplicemente "cose", in modo ossessivo e talvolta disarmante), spesso dimentichiamo di confrontarci con quella forma grigia che s'attacca a queste cose e che dipende strettamente dalla loro interazione con la luce. Si tratta di una dimenticanza inspiegabile. Gombrich, che ha facilità come sempre a muoversi attraverso i secoli e gli spazi dell'arte, ma che ha altresì un tono così raro nell'esporre i propri ragionamenti (MacGregor parla nella "Prefazione" di uno scrittore che sembra intrattenere col lettore una "lezione privata"), ancora una volta riesce nell'intento di preparare e al contempo disarmare il nostro occhio quando si trova davanti a un nuovo quadro o a una fotografia. Il risultato sono poche efficaci pagine in cui accadono delle scoperte che autore e lettore sembrano fare assieme, in un percorso che abita pienamente sia il territorio della ricerca artistica che quello della divulgazione più scrupolosa.
Nessun commento:
Posta un commento