Gisèle Celan-Lestrange "Nos Frères - Unsere Brüder" (1968) (da un invito a un'esposizione a Göteborg spedito a Nelly Sachs) |
In una lettera datata 8.12.1967 scrive Paul Celan:
Mia cara Nelly,
è stato così bello tenere tra le mani la tua lettera, e che tu stessa mi abbia ricordato la luce comparsa a Zurigo sull'acqua e poi a Parigi. Una volta, in una poesia, mi venne anche un nome per quel fenomeno, grazie alla lingua ebraica.
Dunque i più affettuosi auguri per il tuo compleanno!
Tuo Paul
Per favore, prendi nota dell'indirizzo sulla busta
In una lettera di Nelly Sachs da Stoccolma datata 10.2.1969 si legge (il corsivo è mio):
O caro Paul,
che gioia ricevere tue notizie. Ora per me è difficile soddisfare il tuo desiderio, ma lo vorrei tanto, visto che è per te. Dopo la Suchende non ho più pubblicato nulla. Nel frattempo c'è stata quell'epoca spaventosa, in cui ancora una volta ho avuto bisogno di protezione. Allora ho scritto alcune cose per evitare di andare a fondo, ma sono testi incomprensibili per gli altri, perché vi si aggira come una fantasma la telegrafia persecutoria. Così sono tornata a casa e ho scritto quanto ti allego. Altrimenti non saprei. Ma tu capisci, viviamo entrambi nella patria invisibile. Le tue poesie sono sempre accanto a me. Prima del sonno, la sera, leggo, questo è nostro modo di pregare.
Tua NellyGli scambi contengono anche molti testi poetici. Nelle loro lettere si legge spesso di fogli di poesie allegate (che non sono riportate nel volume), mentre i testi poetici trovano spazio nel libro quando sono parte integrante della lettera spedita. "Il meridiano", il fondamentale discorso sulla poesia che Celan pronuncia a Brema nel 1960 in occasione della consegna del Georg-Büchner-Preis (in italiano si trovava in un volume Einaudi, ora non più disponibile), pare tragga il proprio titolo proprio da questo scambio e da una precisa espressione usata da Nelly Sachs in una lettera del 1959 ("Tra Parigi e Stoccolma passa il meridiano del dolore e della consolazione"). Questo carteggio, anche nei già citati appunti sulla traduzione e nell'orizzonte comune della sensibilità ebraica, è un'incursione priva di soggezione nella disponibilità della parola, una disponibilità che si ritrova lucente e libera nelle opere poetiche di Sachs e Celan.
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