sabato 3 febbraio 2018

Paul Celan e Nelly Sachs: la corrispondenza pressoché completa torna disponibile per Giuntina

Nel 1996 la corrispondenza tra Nelly Sachs (Berlino, 1891 – Stoccolma, 12 maggio 1970) e Paul Celan (Cernauți, 23 novembre 1920 – Parigi, 20 aprile 1970) era già uscita in un giallo volume de Il Melangolo a cura di Barbara Wiedemann e Anna Ruchat. Ora il carteggio pressoché integrale tra i due poeti di età diverse e accomunati da una vicina morte (per questo sopra ho lasciato le date tra parentesi), ritorna disponibile in edizione aggiornata e in quella specifica curatela nel volume di Giuntina (pp. 200, euro 16). Barbara Widemann è la curatrice del libro in tedesco del 1993 edito da Suhrkamp da cui origina questa traduzione. Le lettere, spesso brevi se non brevissime (ci sono anche alcune cartoline) prendono avvio nella primavera del 1954, allorquando Celan chiede a Sachs alcune poesie per la rivista "Botteghe oscure" che Ingeborg Bachmann allestisce a Roma, e arrivano a coprire quasi tutto il resto della loro esistenza, fermandosi all'altezza del tardo 1969. Le lettere viaggiano sui percorsi di un tono fraterno e disperato, nei quali la parola (e curiosamente anche quella legata alla traduzione) abita i tempi e i corpi come l'aria che ci sta attorno o inspiriamo.


Gisèle Celan-Lestrange
"Nos Frères - Unsere Brüder" (1968)
(da un invito a un'esposizione a Göteborg
spedito a Nelly Sachs)
La corrispondenza è pure un buon ripasso di alcune vicende editoriali che riguardano i poeti, di alcune pubblicazioni di Sachs che culminano con il Nobel per la letteratura del 1966 condiviso con Shmuel Yosef Agnon e del larghissimo sguardo traduttorio di Celan (Dickinson, du Bouchet, Esenin, Mandel'štam,  Shakespeare, Supervielle, Ungaretti, Valéry). Proprio le vicende celaniane della traduzione hanno una luce propria in questo carteggio, ad esempio al principio del decennio dei Sessanta, quando Sachs è lungamente ricoverata in clinica per i primi gravi disturbi psichici e Celan si appresta a chiudere una traduzione da Esenin. Il libro è impreziosito con il rimando all'opera grafica straordinaria di Gisèle Celan-Lestrange (continuamente menzionata da Nelly Sachs, assieme al figlio Eric Celan), la riproduzione di alcuni manoscritti, una cronologia sinottica (e davvero emblematica) che mostra cosa accadeva nella distanza e i rari incontri in Svizzera, a Parigi o a Stoccolma, e infine due utili indici, uno commentato delle loro opere e uno dei nomi citati nella corrispondenza. Naturalmente, in più di un frangente, fanno capolino le accuse di plagio mosse da Claire Goll, moglie di Yvan Goll, una faccenda che segnò profondamente Celan e anche Sachs e che probabilmente dice molto di cosa la poesia non è più.

In una lettera datata 8.12.1967 scrive Paul Celan:


Mia cara Nelly,
è stato così bello tenere tra le mani la tua lettera, e che tu stessa mi abbia ricordato la luce comparsa a Zurigo sull'acqua e poi a Parigi. Una volta, in una poesia, mi venne anche un nome per quel fenomeno, grazie alla lingua ebraica.
Dunque i più affettuosi auguri per il tuo compleanno!
Tuo Paul
Per favore, prendi nota dell'indirizzo sulla busta

In una lettera di Nelly Sachs da Stoccolma datata 10.2.1969 si legge (il corsivo è mio):

O caro Paul,
che gioia ricevere tue notizie. Ora per me è difficile soddisfare il tuo desiderio, ma lo vorrei tanto, visto che è per te. Dopo la Suchende non ho più pubblicato nulla. Nel frattempo c'è stata quell'epoca spaventosa, in cui ancora una volta ho avuto bisogno di protezione. Allora ho scritto alcune cose per evitare di andare a fondo, ma sono testi incomprensibili per gli altri, perché vi si aggira come una fantasma la telegrafia persecutoria. Così sono tornata a casa e ho scritto quanto ti allego. Altrimenti non saprei. Ma tu capisci, viviamo entrambi nella patria invisibile. Le tue poesie sono sempre accanto a me. Prima del sonno, la sera, leggo, questo è nostro modo di pregare.
Tua Nelly
Gli scambi contengono anche molti testi poetici. Nelle loro lettere si legge spesso di fogli di poesie allegate (che non sono riportate nel volume), mentre i testi poetici trovano spazio nel libro quando sono parte integrante della lettera spedita. "Il meridiano", il fondamentale discorso sulla poesia che Celan pronuncia a Brema nel 1960 in occasione della consegna del Georg-Büchner-Preis (in italiano si trovava in un volume Einaudi, ora non più disponibile), pare tragga il proprio titolo proprio da questo scambio e da una precisa espressione usata da Nelly Sachs in una lettera del 1959 ("Tra Parigi e Stoccolma passa il meridiano del dolore e della consolazione"). Questo carteggio, anche nei già citati appunti sulla traduzione e nell'orizzonte comune della sensibilità ebraica, è un'incursione priva di soggezione nella disponibilità della parola, una disponibilità che si ritrova lucente e libera nelle opere poetiche di Sachs e Celan. 

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