In commercio |
La rubrica poetica intitolata "Parole italiane" a cura di Luca Mastrantonio su "7", settimanale del "Corriere della Sera", spesso va a recuperare poesie di un tempo passato, mostrando le copertine di prime edizioni di allora. Fin qui va tutto bene o quasi (dipende dai gusti, dalle inclinazioni, dal pensiero che si ha nei confronti di simili rubriche ecc.). Va meno bene, a mio avviso, se le opere di quel dato poeta sono regolarmente disponibili in commercio. Tra le predilezioni del curatore, già più di una volta ho rivisto certe copertine de Lo Specchio Mondadori di un tempo. È successo ad esempio di recente con Alfonso Gatto, del quale proprio lo scorso anno è però uscita per gli Oscar Mondadori la raccolta Tutte le poesie a cura di Silvio Ramat (pp. XLVIII-842, euro 26). Ora qualcuno dirà che è benemerito qualsiasi intervento che faccia riaffiorare la poesia in contesti di buona se non ottima visibilità. Può darsi, non lo so, e anche qui c'entrano gusti, inclinazioni e ambizioni, ma se la tendenza è questa emergente patina vintage, che sembra slittare piano piano e insidiosamente in un giudizio di valore, non sono d'accordo. È vero che c'è una miriade di titoli di un tempo che meriterebbe nuova attenzione, una ristampa, una nuova edizione, una segnalazione su un settimanale importante. Però l'approccio molto vintage di questa rubrica di poesia che occupa una pagina di "7" mi è sembrato - per quello che sono riuscito a intravedere sin qui - trainato da questa fascinazione vintage poco vivace e producente. E credo vada ben distinto il rovistare tra vecchi cataloghi editoriali finalizzato alla ricerca di determinati titoli, dalla fascinazione, talvolta aprioristica, per quanto presenta una patina vintage. Se si doveva oliare un sistema produttivo nel quale anche Corriere e RCS sono inseriti, in questo caso specifico aveva molto più senso mostrare il libro regolarmente in commercio negli Oscar. Inoltre, a questi aspetti, va aggiunto che il tutto non è salutare per l'arte poetica (anzi, per questo genere editoriale). E il caso di Alfonso Gatto, del quale esiste appunto un Oscar Mondadori recentissimo, mi ha sostanzialmente spinto a formulare queste righette. Del resto tutto ciò s'accompagna a un recente tentativo di rilancio della poesia in casa Mondadori che si è palesato con tinte e toni fortemente vintage di recupero del blasone perduto, un'operazione che non può che destare grandi perplessità.
Se va avanti di questo passo, tra non molto, a fronte di un panorama distratto e non interessato alla poesia - il che ci può stare, esistono infatti i gusti e le mode anche in letteratura -, troveremo presto un fiorente mercato del libro antico di poesia. Esiste già, a dir quel che è, anche se dovrei togliere la parola "fiorente". In questo mercatino, to', ci si scannerà per la seconda edizione difettata degli Ossi di seppia (titolo sempre reperibile in edizione economica) magari lasciandoci scappare un affarone su un libro remainder di Dario Villa, Danilo Dolci o Mario Benedetti (quello italiano nato in Friuli, non l'uruguagio). È chiaro che il mercatino del collezionismo è altra cosa rispetto al mercatino della poesia in commercio, però c'è questa possibilità che aleggia, cioè che, soprattutto per certe tasche, i due mercatini vadano a sovrapporsi. Chi vivrà vedrà.
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