©overtures #18
Una poesia da #70
È disponibile da qualche settimana il nuovo libro di Roberto Amato. Si intitola Le attitudini terrestri e lo pubblica Elliot (pp. 108, euro 15), in continuità col passato e in una delle collane di poesia rimaste più in vista, a dispetto di una gabbia grafica tra le più discutibili in circolazione. Per certi aspetti tale gabbia grafica è unica, nel senso che quasi nessun editore ricorre più a una foto dell'autore per la copertina di un libro. Tuttavia, se questo accade, un motivo ci sarà, fosse anche solamente una scorciatoia: in fondo la copertina diventa spesso un problema da risolvere e non sempre si comprende come possa essere un'opportunità per incominciare il percorso di un libro. Non credo sia un caso che questo binomio costituito da foto dell'autore e copertina si instauri proprio in una collana di poesia, quasi ad avallo di un'immagine sociale della poesia assai datata, se non addirittura sepolta, che conferisce un primato quasi sacerdotale alla figura - in questo caso al ritratto fotografico in bianco e nero - del poeta. Ma tant'è, il mondo è pieno di bei libri con brutte copertine e di belle copertine che aprono libri brutti. Questa puntata di "©overtures" rappresenta un momento per suggerire che, anziché piangere ogni due per tre sui destini particolari della poesia, sarebbe meglio capire che anche attraverso la progettazione di superfici grafiche dove si intraveda un qualche sforzo, che possa riverberare davvero un immaginario e le istanze di una proposta poetica, potrebbe passare una salute e un filtro migliore su questa forma storica che è la poesia. Guardando fuori dall'Italia qualcuno potrebbe obiettare che è altrettanto vero che la prestigiosa casa editrice Faber & Faber si limita a riportare gigantescamente in copertina nome dell'autore e titolo, circa come la penultima versione de "Lo Specchio" di Mondadori. Tuttavia non è un discorso di prestigio che ora interessa, bensì di immaginario, di progetto, di veicolazione all'interno di quelli che rimangono i vincoli della progettazione e della filiera editoriale.
Torniamo brevemente al libro Le attitudini terrestri, che ben altro sforzo di copertina meriterebbe. Segue Le cucine celesti e L'agenzia di viaggi (usciti per l'emiliana Diabasis), Il disegnatore di alberi (ricordato qui), L'acqua alta, Le città separate e Lo scrittore di saggi (tutti pubblicati per Elliot, anche con precedenti e migliori vesti grafiche). Il libro nuovo conferma la singolarità della proposta poetica dello scrittore nato a Viareggio 65 anni fa, il quale, in prose o in versi, sembra talvolta sganciare il cervello e il polso per accogliere immagini e ritmi che trasformano kafkianamente un quaderno in un libro. Accompagno questa segnalazione con un testo tratto dalla sezione intitolata "La casa stretta".
Confesso che ho pochissimi ricordi infantili.
Forse l'unico che mi piace (anche se un po' mi fa soffrire)
è quando la mattina (prima che il sole galleggiasse)
andavo sugli scogli col mio Sussidiario,
e mi piaceva saltellare da un argomento all'altro:
dall'aritmetica alla scoperta dell'America.
Guardavo il mare che mi sembrava troppo piccolo per contenere i continenti.
E diventavo sospettoso:
mio padre probabilmente non andava da nessuna parte,
e i vicini chiaroveggenti dicevano che si chiudeva in un bar
(appena sotto il livello del mare)
e lì perdeva cifre astronomiche a Scopone Scientifico.
(da Le attitudini terrestri di Roberto Amato, Elliot, 2018)
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