La prima edizione del 1946 |
Eppure c'è da dire che alcuni libri ritornano al momento giusto, quando alcuni detrattori, tra cui i fan di una certa frangia critica marxista, sono a loro volta capitolati. Il solo titolo di quest'opera basta ad aprire una voragine che risucchia anche il presente. I gangli fondamentali di questa riflessione che è storica, filosofica e antropologica consentono l'articolazione e il movimento del pensiero leviano su uno spazio tridimensionale che raduna gli aspetti essenziali dell'umano. E la crisi che individua e di cui ci parla è in fondo una crisi del cuore e del fegato dell'uomo, nulla più. Certo, messa così è semplice e banale, ma basti per dire che non è tanto esternamente che vanno ricercate le cause della decadenza e di una crisi che non si arresta più: la paura della libertà ha condotto a quel mondo che stava sfracellandosi proprio negli attimi in cui Levi vergava le pagine di questo saggio e la paura della libertà è quanto troviamo all'origine di nuove inaudite catastrofi. Paura della libertà è un libro difficilmente collocabile e difficilmente definibile, spinoso. L'autore parlò di "poema filosofico", ma si capisce che ogni definizione sta stretta. Lo considerava una delle sue scritture più importanti. Sarebbe interessante capire quali erano le fonti e le letture che l'autore stava rielaborando in quegli anni, proprio alla luce di quanto espone in questo libro scritto "in quel punto della vita dove non si può più guardare indietro". Carlo Levi ricorda, a tal proposito: "mi trovavo solo su quella spiaggia deserta, in un freddo autunno, pieno di vento e di piogge. Se il passato era morto, il presente incerto e terribile, il futuro misterioso, si sentiva il bisogno di fare il punto”. Dalla scrittura alla pubblicazione vi fu lo iato inenarrabile della guerra, circa 7 anni. Arrivò nel 1946, l'anno dopo il fortunato Cristo si è fermato a Eboli, il cui successo destabilizzò tutti, compresi gli esponenti di spicco dell'ambiente einaudiano. Data la sua caratterizzazione vacillante di confessione e testimonianza, Paura della libertà fu accolto sostanzialmente male e fu un flop, un "long-flop" per certi versi. Eppure la rimanenza sottotraccia, anche tra i "Reprints", ci dice forse che queste pagine hanno sempre parlato a chi si avvicinava loro. Oggi il ritorno su questa prosa riproposta da Neri Pozza, più che a un doveroso tributo o risarcimento, assomiglia a un'ultima chiamata.
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