Poesia e deiezione. Ecco i due punti sui quali scorre un asse
portante di questo libro. La deiezione in Turri (e in Scarpa) sembra porsi in equilibrio difficile tra
le sue valenze multiple in ambito medico, geologico e filosofico. E se in
poesia non mancano grandi esponenti per ciascuna di queste singole valenze, poche volte
si è provata una sintesi che non sia facilona e cascante. Questo poeta, per tentare l'impresa, sembra
aver assorbito il succo migliore dei dettati di Grünbein e della sua bravissima traduttrice
italiana, Anna Maria Carpi, e che sia andato oltre le case e i muri di Umberto Fiori
Farci scala e salendo, corpo
che muta, si estende, eretto
si danna, nulla più di una piana
priva d’acqua nel ritorno distesa
nulla più di sgranare la fame
per
troppo cibo.
Se Grünbein – lo abbiamo scritto –
ha lasciato un segno, il corpo diventa orientamento, la nostra unica arca per
trarre in salvo gli spazi dall’alluvione disordinata dei tempi
Tengo le caviglie distanti da
terra
le mani sudate per sfoghi
accennati
mentre il groviglio si cuce a
sussurri
la voglia ardente di calpestare
la vita, l’ambire alla presa,
vibrare
e mai dome le dita, strozzare
quel poco
che so e che uso per stare a galla.
Questo io vivo ed è come il salto
in alto con l’asta, solo che
atterro
male e rimango disteso a lungo.
Alcune poesie sono caratterizzate
da un movimento in due tempi, scandito anche tipograficamente con allineamenti diversi,
con una seconda parte posta tra virgolette. Questa intelaiatura appare una
mossa indovinata, un insolito convincente filtro tra reale e irreale, come in questa
L’altra ragione, quella che rimane muta
muta il piccolo che s’insinua
nelle fessure
quelle mancate, sfuggite alle
correzioni
vaghe ed imprecise, casuali.
“Controllo
le linee verticali, gli stimoli
le cime
degli istinti ma le linee stese
sgusciano
tra i piedi, perdono la pelle
fanno
scivolare i miei problemi a valle
tra i
sassi dove alle dita non basta lo spazio
lo scanso,
dove la spinta è impedita”.
Non è facile vivere, provare a
vivere all’altezza del proprio tempo e dei propri tempi. Questo Marco Scarpa lo
sa bene e lo sa dire bene, soprattutto in una sezione come Masserizie,
apostrofata da una bella citazione da Sanguineti (“Bisogna averci un po’ di
voglia di morire, / per aderirci, al vivere.”). Tale consapevolezza è limpida in poesie come
questa
La beffa alle mani, lo smacco
alla presa
mancata all’incastro, scivolata
tra le forme squadrate delle
pareti,
ai margini spinte le pene, le
frasche
scostate senza peso, i bordi
allungati,
periferie che del centro
nutrono
l’ingorgo.
Ritorno per un istante a Turri.
Il paesaggio di queste poesie è una presenza potente, pur in una discrezione
che non diventa banale sfondo o background
predisposto allo show di fotogrammi detritici, dei crolli, della malattia. In
questo paesaggio pare sia già tutto accaduto, eppure vige un principio di
attesa che rilancia, tra la resa e la disfatta che non escono allo scoperto ma
che stanno rintanate “[…] tra le pietre più basse, quelle / su cui frana tutto
e da lì non si spostano”.
Sebastiano Gatto, nella sua bella
e utile prefazione (non è scontato che una prefazione a un libro di poesia sia
utile!), parla del “libro delle cose rimaste, delle cose salvate e delle
fondamenta (tanto in senso metaforico, quanto in senso letterale) su cui
ricostruire. Ma perché l’esito sia tale, perché davvero le macerie possano
trasformarsi in fondamenta, c’è bisogno di esperire fino in fondo un tempo e
uno spazio dolorosi e incerti, il tempo e lo spazio necessari a scoprire se tra
le rovine si annidi qualcosa da cui ripartire.” Non è scontato nemmeno che
qualcosa da cui ripartire esista per forza, ma è a questo punto che si pone in
tutta la sua importanza la deiezione, in tutte le sue valenze,
quel binomio riuscito di questo esordio in cui riusciamo già a intravedere
molto e altri importanti passi della scrittura di Marco Scarpa (sia detto in chiusura, un binomio lacerante, a suo modo doloroso, come guidare un'auto al mattino dopo aver letto e fatto proprie le pagine di Turri, dal suo paesaggio al suo silenzio).
questo è un esempio di recensione utile. Grazie.
RispondiEliminaPoeta che sembra interessante, grazie per questa segnalazione. E.
RispondiEliminaGrazie ad Alberto per la recensione contestualizzata, attenta, utile (spero)e grazie per la visibilità in uno spazio virtuale pieno di maestri, stimoli, riferimenti.
RispondiEliminaMarco