lunedì 1 dicembre 2014

Giovanna Frene, "Il noto, il nuovo"

Le note critiche del premio letterario "Anna Osti"



Primo appuntamento della miniserie di cinque post dedicati alle note critiche ai libri premiati o segnalati all'ultima edizione del premio letterario Anna Osti. Ringrazio i promotori del premio e i singoli autori di queste note. Ospito oggi il testo che Marco Scarpa ha scritto per Il noto, il nuovo di Giovanna Frene (Transeuropa, 2011).

Il noto, il nuovo. Appunti postumi  sulla natura del potere e della storia. Questo il preambolo da cui partire. Giovanna Frene non tenta una via facile né nella scrittura né nel (macro) tema trattato. È poesia non lineare, colta, citazionistica, con elementi storici e filosofici che si intrecciano ma tutto rientra nel progetto essenziale di scrutare l’uomo, gli estremi di cui è capace, i gorghi da cui non evade (mai, definitivamente) e quel reiterare una natura che collassa nei propri errori. Sono sviscerati i pensieri di un Novecento alle prese con totalitarismi e altri abissi e il male (termine riduttivo e generalizzante) pare essere un germe protagonista di difficile recinzione. Non si scappa di fronte a questi versi che spingono contro un muro chi si imbatte in essi, “noi che / mentiamo in ogni momento a noi stessi”, perché questa poesia pare distante (nei tempi e nei gesti considerati) ma parla di una realtà innervata nelle nostre viscere eppure spesso dimenticata. La scrittura non è semplice come non è semplice venire a patti con l’influenza del potere, la voracità di una bassezza dilagante, l’efficacia del male come rimedio per andare avanti, “senza desideri, corpi che orbitano”. I versi sono la sintesi pure di un modo di approcciarsi alla lettura e così alla comprensione e così alla vita. Il noto, il nuovo, emblematico titolo, presuppone anche dell’altro: “tutte le forme del passivo / in sequenza non fanno un attimo, ma di nuovo un vuoto, la soglia dell’attesa, l’ora / perpetua della fine”. Speranza la chiamerei. Illusione o desiderio che una razionale anamnesi sappia, grazie alla poesia, enuclearsi nelle menti dei lettori.


Marco Scarpa

1 commento:

  1. Profondismi esoterici che ben corrispondono alle parole dell'autrice contenute in "Immagine di voce"(Poesie 1988-1994):
    "La mia bocca emana miasmi funerei".

    RispondiElimina