Accanto
ai ratti di "al cor gentil ratto s'apprende" con le loro poesie
inedite, compare un altro animale per nominare uno spazio dove si
ospitano traduzioni di poesia: lo stregatto o Gatto del Cheshire di
Lewis Carroll. Ratti e stregatti, insomma. Adotterò pregiudiziali e
faziosi criteri per vagliare proposte di traduzioni, anche nei casi di
lingue totalmente sconosciute come russo, coreano o giapponese (insomma,
mi baserò su un traballante concetto di fiducia). Il gatto qui
sopra è un particolare del dipinto "San Girolamo nello studio" di
Antonello da Messina. Al di là delle molteplici simbologie e
caratterizzazioni dei gatti, da Antonello a Carroll (Dante non è tornato
utile stavolta perché un po' li snobba), qui proviamo a stregarvi con
nuove traduzioni facendo le fusa. L'augurio è incoraggiare la traduzione
poetica che un po' latita, anche nelle generazioni più giovani, e che
qualche stregatto un giorno possa precipitare altrove, anche in un libro
se capita.
Il muro
Il ragazzo disse che il muro della sua casa era
alto quanto due rondini.
(C’era un frutteto dall’altro lato del muro.)
Ma ciò che più attraeva la nostra attenzione
in modo particolare
Era l’altezza del muro
Ovvero quella di due rondini.
Poi il ragazzo spiegò:
Se il muro fosse stato alto due metri
qualsiasi ladro l’avrebbe saltato
Ma all’altezza di due rondini nessun ladro
poteva saltare.
Era così.
Pesca
Proust
Solo a sentire la voce di Albertine entrava in
orgasmo. Si dice che:
Lo sguardo di un voyeur sia una specie di fallo
(possiede ciò che vede).
Ma è mediante il tatto
Che la fonte dell’amore si apre.
Palpare fa schiudere il germoglio.
Il tatto è più della vista
È più dell’udito
È più dell’odorato.
È con il bacio che l’amore si edifica.
È nel calore della bocca
Che l’allarme della carne grida
E si apre dolcemente
Come una pesca di Dio.
Mela
Una parola ha aperto la veste per me.
Vidi tutto di lei: la morbida spazzola, il pettine la dolce mela.
La stessa mela che perse Adamo.
Cercai di prendere la frutta
Il mio braccio non si mosse.
(Credo stessi sognando.)
Tentai di nuovo
Il braccio non si mosse.
Poi la parola ebbe pietà
E sfregò la sua lumaca su di me.
Manoel Wenceslau Leite de Barros è nato a Cuiabá, Mato Grosso, il 19 dicembre del 1916. Ancora giovane, si trasferì a Corumbá (MS) e in seguito a Rio de Janeiro, dove studiò alla Facoltà di Diritto. Attraversò la Bolivia e in Perù, e si fermò per un periodo a New York, catturando un po’ dell’essenza di ciascuno dei luoghi che visitava, per trasferirla nella sua poesia. Il suo primo libro, Poemas concebidos sem pecado [Poesie concepite senza peccato], fu pubblicato nel 1937, ma non si trattava del primo libro che aveva scritto, che era invece finito nelle mani di un poliziotto. Il giovane Manoel era macchiato del crimine di aver graffito la scritta “Viva il comunismo”, su un monumento, e la polizia si mise alla ricerca dell’autore di quell’impudenza. Per difenderlo, la proprietaria della pensione in cui viveva disse al funzionario di polizia che il “criminale” in questione era autore di un libro. Il poliziotto chiese di vederlo e lo prese. S’intitolava Nossa Senhora de Minha Escuridão [Nostra Signora della mia oscurità] e de Barros non lo ebbe mai indietro. Nel 1941, si laureò in diritto a Rio de Janeiro, già l’anno seguente pubblicò Face Imóvel [Volto immobile] e nel 1946, Poesias [Poesie]. Nella decade del 1960 si trasferì a Campo Grande, dove iniziò a lavorare come fazendeiro. Come poeta fu consacrato tra il 1980 e il 1990, quando Millôr Fernandes pubblicò le sue poesie sui più importanti giornali del paese. Manoel de Barros è normalmente considerato un esponente della generazione letteraria del ’45. Ha lavorato parecchio sulla tematica della natura, specie su quella del Pantanal, immensa pianura alluvionale, che si estende per 150.000 km quadrati tra il Brasile, la Bolivia e il Paraguay. De Barros mescolava diversi stili e affrontava il tema regionale con originalità e inventiva.
Tra le sue opere ricordiamo: Compêndio Para Uso dos Pássaros [Compendio a uso degli uccelli,1961], Gramática Expositiva do Chão [Grammatica espositiva del suolo, 1969], Matéria de Poesia [Materia di poesia, 1974], O Guardador de Águas [Il custode delle acque, 1989], Retrato do Artista Quando Coisa [Ritratto dell’artista quando cosa, 1998], O Fazedor de Amanhecer (2001.Tra i premi ricevuti ricordiamo: il Prêmio Orlando Dantas (1960), il Prêmio da Fundação Cultural do Distrito Federal (1969), e il Prêmio Cecília Meireles (letteratura/poesia, 1998).
Manoel de Barros è morto a Campo Grande, Mato Grosso, il 13 novembre del 2014.
Tre poesie di Manoel de Barros ancora per poco inedite, tratte da Poesie rupestri, libro in uscita per Edizioni Kolibris nella traduzione di Chiara De Luca. (Credo si possa affermare abbastanza serenamente che Edizioni Kolibris rappresenta, per continuità e capillarità di attenzione, la realtà editoriale italiana più significativa nell'ambito della traduzione poetica; purtroppo lo spirito di emulazione nel settore delle traduzioni poetiche sembra non albergare più nel nostro paese.)
Il muro
Il ragazzo disse che il muro della sua casa era
alto quanto due rondini.
(C’era un frutteto dall’altro lato del muro.)
Ma ciò che più attraeva la nostra attenzione
in modo particolare
Era l’altezza del muro
Ovvero quella di due rondini.
Poi il ragazzo spiegò:
Se il muro fosse stato alto due metri
qualsiasi ladro l’avrebbe saltato
Ma all’altezza di due rondini nessun ladro
poteva saltare.
Era così.
Pesca
Proust
Solo a sentire la voce di Albertine entrava in
orgasmo. Si dice che:
Lo sguardo di un voyeur sia una specie di fallo
(possiede ciò che vede).
Ma è mediante il tatto
Che la fonte dell’amore si apre.
Palpare fa schiudere il germoglio.
Il tatto è più della vista
È più dell’udito
È più dell’odorato.
È con il bacio che l’amore si edifica.
È nel calore della bocca
Che l’allarme della carne grida
E si apre dolcemente
Come una pesca di Dio.
Mela
Una parola ha aperto la veste per me.
Vidi tutto di lei: la morbida spazzola, il pettine la dolce mela.
La stessa mela che perse Adamo.
Cercai di prendere la frutta
Il mio braccio non si mosse.
(Credo stessi sognando.)
Tentai di nuovo
Il braccio non si mosse.
Poi la parola ebbe pietà
E sfregò la sua lumaca su di me.
O muro
O menino contou que o muro da casa dele era
da altura de duas andorinhas.
(Havia um pomar do outro lado do muro.)
Mas o que intrigava mais a nossa atenção
principal
Era a altura do muro
Que seria de duas andorinhas.
Depois o garoto explicou:
Se o muro tivesse dois metros de altura
qualquer ladrão pulava
Mas a altura de duas andorinhas nenhum ladrão
pulava.
Isso era.
Pêssego
Proust
Só de ouvir a voz de Albertine entrava em
orgasmo. Se diz que:
O olhar de voyeur tem condições de phalo
(possui o que vê).
Mas é pelo tato
Que a fonte do amor se abre.
Apalpar desabrocha o talo.
O tato é mais que o ver
É mais que o ouvir
É mais que o cheirar.
É pelo beijo que o amor se edifica.
É no calor da boca
Que o alarme da carne grita.
E se abre docemente
Como um pêssego de Deus.
Maça
Uma palavra abriu o roupão pra mim.
Vi tudo dela: a escova fofa, o pente a doce maçã.
A mesma maçã que perdeu Adão.
Tentei pegar na fruta
Meu braço não se moveu.
(Acho que eu estava em sonho.)
Tentei de novo
O braço não se moveu.
Depois a palavra teve piedade
E esfregou a lesma dela em mim.
O menino contou que o muro da casa dele era
da altura de duas andorinhas.
(Havia um pomar do outro lado do muro.)
Mas o que intrigava mais a nossa atenção
principal
Era a altura do muro
Que seria de duas andorinhas.
Depois o garoto explicou:
Se o muro tivesse dois metros de altura
qualquer ladrão pulava
Mas a altura de duas andorinhas nenhum ladrão
pulava.
Isso era.
Pêssego
Proust
Só de ouvir a voz de Albertine entrava em
orgasmo. Se diz que:
O olhar de voyeur tem condições de phalo
(possui o que vê).
Mas é pelo tato
Que a fonte do amor se abre.
Apalpar desabrocha o talo.
O tato é mais que o ver
É mais que o ouvir
É mais que o cheirar.
É pelo beijo que o amor se edifica.
É no calor da boca
Que o alarme da carne grita.
E se abre docemente
Como um pêssego de Deus.
Maça
Uma palavra abriu o roupão pra mim.
Vi tudo dela: a escova fofa, o pente a doce maçã.
A mesma maçã que perdeu Adão.
Tentei pegar na fruta
Meu braço não se moveu.
(Acho que eu estava em sonho.)
Tentei de novo
O braço não se moveu.
Depois a palavra teve piedade
E esfregou a lesma dela em mim.
Manoel Wenceslau Leite de Barros è nato a Cuiabá, Mato Grosso, il 19 dicembre del 1916. Ancora giovane, si trasferì a Corumbá (MS) e in seguito a Rio de Janeiro, dove studiò alla Facoltà di Diritto. Attraversò la Bolivia e in Perù, e si fermò per un periodo a New York, catturando un po’ dell’essenza di ciascuno dei luoghi che visitava, per trasferirla nella sua poesia. Il suo primo libro, Poemas concebidos sem pecado [Poesie concepite senza peccato], fu pubblicato nel 1937, ma non si trattava del primo libro che aveva scritto, che era invece finito nelle mani di un poliziotto. Il giovane Manoel era macchiato del crimine di aver graffito la scritta “Viva il comunismo”, su un monumento, e la polizia si mise alla ricerca dell’autore di quell’impudenza. Per difenderlo, la proprietaria della pensione in cui viveva disse al funzionario di polizia che il “criminale” in questione era autore di un libro. Il poliziotto chiese di vederlo e lo prese. S’intitolava Nossa Senhora de Minha Escuridão [Nostra Signora della mia oscurità] e de Barros non lo ebbe mai indietro. Nel 1941, si laureò in diritto a Rio de Janeiro, già l’anno seguente pubblicò Face Imóvel [Volto immobile] e nel 1946, Poesias [Poesie]. Nella decade del 1960 si trasferì a Campo Grande, dove iniziò a lavorare come fazendeiro. Come poeta fu consacrato tra il 1980 e il 1990, quando Millôr Fernandes pubblicò le sue poesie sui più importanti giornali del paese. Manoel de Barros è normalmente considerato un esponente della generazione letteraria del ’45. Ha lavorato parecchio sulla tematica della natura, specie su quella del Pantanal, immensa pianura alluvionale, che si estende per 150.000 km quadrati tra il Brasile, la Bolivia e il Paraguay. De Barros mescolava diversi stili e affrontava il tema regionale con originalità e inventiva.
Tra le sue opere ricordiamo: Compêndio Para Uso dos Pássaros [Compendio a uso degli uccelli,1961], Gramática Expositiva do Chão [Grammatica espositiva del suolo, 1969], Matéria de Poesia [Materia di poesia, 1974], O Guardador de Águas [Il custode delle acque, 1989], Retrato do Artista Quando Coisa [Ritratto dell’artista quando cosa, 1998], O Fazedor de Amanhecer (2001.Tra i premi ricevuti ricordiamo: il Prêmio Orlando Dantas (1960), il Prêmio da Fundação Cultural do Distrito Federal (1969), e il Prêmio Cecília Meireles (letteratura/poesia, 1998).
Manoel de Barros è morto a Campo Grande, Mato Grosso, il 13 novembre del 2014.
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