sabato 26 novembre 2016

Simone Burratti, Silloge senza titolo - Una nota di Alessandra Conte

Grazie a una collaborazione con la giuria del "Premio letterario Anna Osti" pubblico in una serie di post le note critiche alle opere premiate nell'edizione 2016 (quest'anno il primo premio non è stato assegnato né per la categoria di poesia editaper quella di poesia inedita). La silloge di oggi si è classificata terza nella sezione poesia inedita.



Simone Burratti, Silloge senza titolo

Una citazione, attribuita ad un regista cinematografico, precede le quattro prose di Simone Burratti, chiamando in causa superbia ed eccesso di umiltà. Dopo questo, forse, un individuo; o una presenza-assenza, poiché fuoricampo; oppure la ripetizione ad libitum del calco di se stesso, che ci ritrova tutti uguali. Gioco o son desto? AVATAR, 11H (NUOVI MODI PER USCIRNE), ESORCISMI e TRUE ENDING sono i titoli dei testi dal linguaggio medio e senza punte, in cui solo poche spie, distrattamente, rimandano ad aree più specifiche (avatar, gandharva, kitsune, jinn, trickster, Majora's mask, I Ching, azioni prerenderizzate). Se l'intenzione è di scrivere o parlare di una condizione di quasi divina indefinitezza, S. è il personaggio pretesto per farlo, caratterizzato a principio da una realtà che è tangibile grazie almeno ai suoi moti corporali, ed il cui pensiero si confonde con i gas intestinali. Se è mai veramente comparso, S. riappare solo alla fine, nell'unica azione volitiva di eclissare il sole del cielo-schermo, collocandogli sopra la sagoma-icona del cestino. Da dove proviene la voce che scrive? Dove risuona la voce inscenata dall'autore? Se di scena si tratta, essa è sfocata, anche se nitida (ma senza più pareti) è la stanza-corpo dove l'individuo si colloca, bloccato in profezie che si autoavverano, impossibilitato ad uscire da un luogo che non è chiuso, ma con quel poco di nozioni in saccoccia per farsi beffe anche della propria condizione d'inetto. Tra «mura invisibili che si alzano virtualmente» e «realtà in bianco e nero», la contemplazione si riduce ad un'attesa presso il cellulare-oracolo, nella dilatazione temporale data dalla prevalenza del tempo verbale presente. 

Alessandra Conte

Nessun commento:

Posta un commento