Una nughetta è un testo che sa di essere quello, come una lettera, un testamento e forse una poesia. La fiction vera e propria è spesso un testo che fa anche finta di non essere quello, oppure fa finta di dimenticarselo, a meno che, dal punto di vista narratologico, si scopra che il narratore si autodichiari. La parola "nughetta" ricorre continuamente nel libro, con rimandi interni frequenti o addirittura al già citato libro di nughette del 2014. Un campionario? "E dire alla tv dall’Aldilà che una nughetta raccontata è più bella di una storia vissuta.", "Ma la nughetta 55 del nughettolibello 2014 dice che Giulia si è sparata nella culla.", "Ma ritorniamo a quel ‘divorzierebbe’ all’inizio della nughetta.", "E andare da Bruno Vespa e sorridere e leggere questa nughetta.", "Sto scrivendo questa nughetta in aereo così penso che forse anch’io oggi divento una bolla di fumo e cemento...", "Lui c'ha i quadri, io le nughette." o perfino "Ha letto le mie nughette e non mi saluta più." Il patto con il lettore è apparentemente semplice, il progetto di Canella è instradato in una cornice di serialità che lo accomuna a molta arte contemporanea. E comincerei da qui, ovvero dal fatto che la nughetta è protagonista di sé stessa, è un testo che sa di essere quello che è. E già dal campionario riportato è chiaro l'immaginario pop, scanzonato e persino irriverente che fa trapelare l'autore. Le inezie o la minima baia sono disposte in un congegno votato ad amplificare una realtà sporcata dalla scrittura. Il libro incomincia con questa qui, dove con "allucinatogeloso" fa la comparsa un tratto stilistico ricorrente di Canella, la parola composta e corsiva:
1.
indovina cos’è questo!, e l’occhio del polpo che abbiamo appena mangiato giù per il lavandino ancora vivo mi guarda. Oggi è morto Robin Williams e secondo me giù per il lavandino c’è anche il suo occhio che mi guarda. Vivo. E allora cerco. Ma al posto dell’occhio di Robin Williams che mi guarda c’è una piccola matassa dei tuoi capelli e io capisco allucinatogeloso che TU mi tradisci e che quella è la SUA via di fuga. Non di Robin Williams e del suo occhio ancora vivo che mi guarda, ma del polpo. Che ti ha lasciato sulle chiappe dei segni di ventosa.Dopo un percorso di oltre 50 brevi prose, termina con la nughetta seguente:
57.
ecco, se la Polly tornasse adesso mi troverebbe seduto in cucina davanti a youtube, due limoni, il Corriere, Dante, le nughette, la macchina digitale difronte, i piedi sulla sedia. Morto. Penso questo e penso però che questa nughetta falsa la mia posizione e che la Polly non mi troverebbe esattamente così. La scrittura sporca la realtà! mi grida dal freezer il pollo della Despar.Questo modo di intendere e praticare la scrittura si pone frontalmente a certe derive spirituali o arcaicizzanti di una parte della produzione narrativa contemporanea. Se molti fotografi hanno capito che si deve fotografare quello che c'è e che tutto sta nell'inquadratura, Canella ci butta dentro il pollo della Despar, al di fuori di un meccanismo neocrepuscolare. Molti nomi di persona affollano queste prose, tanti accompagnati da quell'aggettivo giovanilistico "mitico", un tempo appannaggio di gerghi giovanili e ora in grado di portare con leggerezza tutti i significati della parola, in quanto scrigno di pulsioni relazionali e racconto, ad un tempo. E così accanto alla "mitica Polly" il lettore non mancherà di affezionarsi a un "mitico Delmy", "mitico Delby", "mitica Dildy", "mitico Omero" e "mitico ciclope" e molti altri, fino all'indimenticabile "mitico Oreste" della nughetta 18. Le sezioni sono cinque e già titoli "Inviti a cena" o "Letteratura e dintorni" la dicono lunga sugli scenari culinari che qui si potranno trovare e sulle considerazioni interne allo stesso ambiente (ma è un ambiente o cosa?) della letteratura, con le annate di RicercaBO a fare continue comparse tra le righe.
Il proponimento di Canella, ma anche quello dell'avvio di questa collana che ospita il suo libro, sembra quello di riportare all'attenzione le possibilità di una prosa che non si attorcigli necessariamente attorno all'ironia o alla leggerezza, ma che da queste rimane pervasa. Come già ricordato, questo libro decisamente pop arriva comunque come un elemento di rottura in un panorama di prosa che in Italia pare ancora fermo impalato agli anni Settanta, da più punti di vista (questioni non risolte o falsi problemi, autoinganni, immobilità della lingua compresa quella dei dialoghi, scenari più da cartolina che corrispondenti alla realtà sotto gli occhi ogni giorno). Di certo potremmo dire che certi drammi sono e saranno lontani da questi terreni e anche questa appare una scelta editoriale e critica precisa. Il dado (pardon, l'ago) è tratto e sarà interessante seguirne gli sviluppi possibili. Il punto, talvolta, potrebbe essere provare a intenderci su ciò che intendiamo con letteratura d'evasione oppure con "Dio cameriere" che troverete nella nughetta letta nel booktrailer seguente.
Grazie per la bella recensione! L.Canella
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