Fiumi di inchiostro, sia da parte dei romanzieri che della critica, si sono versati sui cosiddetti triangoli amorosi, come se la perfetta geometria, quantomeno ai fini narratologici, prevedesse soltanto tre vertici e tre lati, con una somma degli angoli interni costante di 180°. E non fa eccezione nemmeno la bandella di copertina di questo recente breve libro di Mathias Enard intitolato L'alcol e la nostalgia, adattamento di una fiction radiofonica, proposto da edizioni e/o nella traduzione di Yasmina Mélaouah (pp. 120, 12 euro). Tale bandella parla appunto di un triangolo amoroso fra i tre protagonisti Jeanne, Vladimir e Mathias, l'io narrante. Eppure questo libro dell'autore di Zona e Bussola (opere più note, corpose e forse meno prescindibili di questa) trova in considerazioni attigue la principale ragione del suo interesse: in queste pagine Enard fa vacillare il vecchio concetto di triangolo amoroso per traslare la narrazione su un più efficace e forse veritiero congegno a matrioska, dove l'amore che lega i tre personaggi-amici è dato uno nell'altro e nel quale la donna è colei con il volume più grande che tutto contiene. Parlare di matrioska ci ricongiunge all'ambientazione prettamente russa delle scene e del viaggio che costituisce la spina dorsale della narrazione. L'alcol e la nostalgia è un libro che abbraccia in realtà l'Eurasia, da Lisbona a Vladivostok, ma è senza dubbio la Russia, con Mosca e la Transiberiana, l'anfiteatro prominente, sebbene Parigi costituisca un ulteriore perno. Enard con quest'opera più smilza sembra così disporre un'altra tessera della cartografia che sta via via componendo con la propria bibliografia.
L'epigrafe cechoviana è utile (si potrebbe aprire una lunga parentesi sulla sovrabbondanza e l'efficacia delle epigrafi). Il passo recita: "Esagerate, caro signore. O meglio vi sbagliate. Per quanto possiate cercare, non troverete niente. La famosa anima russa non esiste. Le uniche cose tangibili sono l'alcol, la nostalgia e la passione per le corse dei cavalli. Nient'altro, ve lo assicuro. " È una vera epigrafe, che oltre a introdurre il titolo, funziona come autentica soglia. La vicenda è abbastanza triste, si potrebbe dire struggente, segnata da alcol, droga e altre tecniche d'alterazione. Ciò che dal principio muove la storia è una telefonata di Jeanne che avvisa Mathias della morte di Vladimir. Mathias si mette in viaggio con l'intento di accompagnare le spoglie dell'amico al suo paese natale in un percorso dentro la Siberia, oltre Novosibirsk. Vladimir morto diventa così il destinatario del racconto, del ricordo, delle nuove descrizioni. I paesaggi attraversati lasciano spesso spazio a passaggi metaletterari e la letteratura russa è il quarto protagonista. È questo un ennesimo libro che cammina sul filo che lega amore e morte, ma anche su quel vecchio sogno di essere compresi. Un sogno di cui forse parliamo poco, e che pure popola le nostre giornate e stagioni più di quanto siamo disposti a riconoscere, determinando spesso le nostre planimetrie esistenziali.
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