venerdì 29 giugno 2018

Piccola Biblioteca a caccia di immagini?

©overtures #17



Qualche trasgressione a una gabbia grafica solitamente sgombra si è vista altre volte nella "Piccola Biblioteca", la collana forse più nota della casa editrice dei "libri unici", quella che sogna-disegna-costruisce passo passo il proprio lettore seriale (non a caso compare il numero progressivo del volume in copertina e sul dorso, chiaro monito ai collezionisti). Nella maggior parte dei casi lo schema però è dato: colore cangiante ma scelto con criterio (Nietzsche giallo, Bennett rosa, verdino Flaiano, Schopenhauer arancione ecc.), nome dell'autore, titolo, emblema/nome dell'editore e cornicetta. Viene da chiedersi se due recenti proposte collocate in questa collana, Ombre giapponesi di Lafcadio Hearn Giorni tranquilli a Clichy di Henry Miller (da poco in libreria), ci dicano però di una stanchezza di questa pulizia oppure di una rinuncia all'immagine di copertina che rischia di diventare un lusso persino per una collana che ha costruito la propria immagine sull'assenza di immagine. Naturalmente queste sono valutazioni estemporanee, fatte sulla base di un rapido giro in libreria, ma è sempre curioso seguire il diorama delle copertine in un mondo dove si pubblica tanto, si legge abbastanza poco, si rende molto e si va al macero (anche se non è questo il caso di chi è "editore di catalogo"). Almeno le copertine restano e le vediamo in tanti e dicono qualcosa dell'editore che propone determinati titoli. A volte le copertine sono dei sintomi. Potrebbe benissimo essere che queste trasgressioni della Piccola Biblioteca di Adelphi (c'è anche la Piccola Biblioteca Einaudi, per parlare di nomi di collana) siano perfettamente calcolate, con il fine di rafforzare quella che rimane una collana aniconica, eccezione fatta per l'emblema della casa editrice. Non credo che queste trasgressioni della norma possano diventare molto frequenti, pena la destabilizzazione di un formato così consolidato. Allo stesso tempo tuttavia mi pare percepibile una certa inquietudine della gabbia e una pressione a forzarla più spesso. E la questione delle copertine rimane per ora tutt'altro che secondaria.



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