giovedì 5 luglio 2018

"After Lorca" di Jack Spicer, prima traduzione italiana

La casa editrice Gwynplaine, la rivista Argo e Nie Wiem presentano in questi giorni la prima traduzione italiana di After Lorca del poeta Jack Spicer (pp. 148, euro 12). Il volume è a cura di Fabio Orecchini e la traduzione è di Andrea Franzoni. In chiusura si può leggere una postfazione di Peter Gizzi che nel 2009 ha curato My Vocabulary Did This to Me: Collected Poetry of Jack Spicer, libro che ha ricevuto il prestigioso riconoscimento dell'American Book Award. Il libro italiano non mancherà di colpire per come è composto: si susseguono poesie e prosa, traduzioni e riscritture di testi di Federico García Lorca e alcune lettere davvero sostanziose di cui potrete trovare qualche esemplare in rete, se cercate altre notizie su questa rilevante e rara iniziativa editoriale. In una lettera si legge: "Perfino queste lettere. Esse corrispondono a qualcosa (non so cosa) che avete scritto (forse così poco chiaramente quanto quel limone corrisponde a questo pezzo d’alga) e, a sua volta, qualche futuro poeta scriverà qualcosa che corrisponde ad esse. Questo è il modo in cui noi morti ci scriviamo l’un l’altro". Per concessione del curatore Fabio Orecchini si pubblica di seguito la postfazione al libro di Peter Gizzi e un paio di testi poetici.



POSTFAZIONE 
di Peter Gizzi 

Nel 1965, scrivendo “metti quelle parole fuori dalla tua bocca e dentro il tuo cuore”, Jack Spicer esortava entrambi, poeta e lettore, ad affrontare la pericolosa onestà che la vita della poesia domanda. L’ammonizione proveniva sorprendentemente da un poeta che dichiarava che le sue poesie si originavano al di fuori di lui, che insisteva nel dire che un poeta non era nient’altro che una radio trasmettitrice di messaggi; un poeta che professava la pratica quasi monastica del dettato, ricevuto per giunta dai “Marziani”, che rifiutava ciò che chiamava “la grande bugia del personale”; e tuttavia così facendo creava una delle più indelebili e durevoli voci della poesia americana. Questa voce, e il suo fascino, sono tanto più rimarchevoli se si considera il fatto che Spicer non fu mai totalmente integrato, né nella cultura ufficiale, né nella controcultura del suo tempo. Nonostante questo, negli ultimi cinquant’anni, Spicer ha avuto un effetto ampio e duraturo, su una svariata gamma di scrittori, a livello nazionale e internazionale, influenzando  profondamente i poeti della nostra generazione e oltre.
Spicer si diverte con combinazioni provocatorie e incongrue. Le sue affermazioni sono mercuriali, e i suoi versi si rifiutano di lasciarsi etichettare in un unico registro. Le sue poesie interrompono ripetutamente i loro stessi procedimenti, intasando le frequenze del significato che stanno creando. Si avvalgono della sua costante attrazione per giochi e sistemi: bridge, baseball, scacchi, flipper, computer, magia, religione, politica, e linguistica. Come in una ricerca del Graal, ciò che il lavoro di Spicer realizza in definitiva non è tanto un obiettivo dichiarato ma l’accorpamento di una comunità per un’avventura di lettura potenzialmente infinita. Pur essendo un simulatore – uso a fraintendimenti, indicazioni sbagliate, giochi di parole, o contro-logiche – le sue poesie non ci lasciano con un vuoto bensì con un eccesso semantico, con figure che si fanno eco e sbattono l’una contro l’altra.
L’oltraggioso esordio letterario di Spicer è un esempio del doppiogioco, dell’umore macabro, e della pura brillantezza del suo lavoro. After Lorca venne pubblicato nel 1957 da White Rabbit, una piccola casa editrice di San Francisco, diretta da Joe Dunn, il giovane poeta di Boston che si era trasferito a ovest. Negli anni 50 una delle edizioni maggiormente riconosciute per un primo libro era la Yale Younger Series. In quella decade, W. H. Auden era il giudice, che selezionava i lavori e scriveva introduzioni ai libri di Adrienne Rich, W.S. Mervin, John Ashbery, James Wright, John Hollander, e James Dickey. Per il suo primo libro, Spicer adattò il modello del vecchio poeta riconosciuto che vaglia il poeta emergente, rivolgendosi a Federico García Lorca per farsi introdurre, anche se il poeta martirizzato dovette  farlo dalla tomba. Comprensibilmente contrariato, Lorca comincia: “Francamente sono rimasto alquanto stupito quando il signor Spicer mi ha domandato di scrivere un’introduzione a questo volume.” E così inizia la provocatoria poetica di Spicer di coinvolgere i morti nella sua pratica letteraria.
Lorca è forse l’unico poeta gay di rilievo internazionale che Spicer potesse proporre per competere con il sostegno di Auden. Ma da riluttante interlocutore il cui capitale culturale è sicuramente compromesso dal fatto che è morto, Lorca fornisce un’introduzione che, in diversi modi, è l’opposto di quelle di Auden. È improbabile che la sua approvazione possa aiutare il poeta ad essere recensito, trovare un agente, pubblicare un secondo libro o addirittura trovare un lavoro. Nonostante questo la sua posizione permette, per un poeta orfico, relazioni uniche con l’oltretomba, e procura al tempo stesso il veicolo perfetto per un amore non corrisposto e il perfetto emblema di una tradizione ed eredità letteraria.
After Lorca è ostensibilmente composto di traduzioni dei lavori di Lorca, la fedeltà delle quali viene messa in dubbio perfino da Lorca stesso. Vi sono circa una dozzina di poesie originali di Spicer, mascherate da traduzioni, combinate con sei ormai celebri lettere programmatiche, indirizzate a Lorca, nelle quali Spicer articola la sua poetica e il suo senso dell’intima pena per quel che riguarda la poesia, l’amore, e i suoi contemporanei. Con queste lettere, traduzioni, e false traduzioni, Spicer stabilisce una corrispondenza unica con la tradizione letteraria, la quale evolverà più tardi in una rilevante pratica intertestuale d’assemblaggio.
Il suo esordio ha l’aspetto di una giovinezza punk, ma in  questo attacco Spicer si rivela tanto tradizionalista quanto innovatore. La prima lettera a Lorca descrive la tradizione come “generazioni di poeti differenti in paesi differenti, che raccontano pazientemente la stessa storia, che scrivono la stessa poesia ...” Anziché distinguerlo come una straordinaria giovane promessa letteraria, la lettera pone Spicer in un contesto di poeti visti come una classe di lavoratori impegnati tutti nello stesso fondamentale progetto. In questo percorso, la corrispondenza tra la capacità negativa di Keats, lo sregolamento dei sensi di Rimbaud, le visioni di Yeats, gli ordini angelici di Rilke, il duende di Lorca, la personae di Pound, il senso della tradizione di Eliot, e i giardini immaginari di Moore può “costruire un universo completamente nuovo” – anche se si tratta di un universo in cui le cose non combaciano perfettamente. Come scrisse, “Le cose non si connettono, corrispondono”.  


***



Ballata del Ragazzo Morto
Una Traduzione per Graham Mackintosh

Ogni pomeriggio a Granada
Ogni pomeriggio muore un ragazzo
Ogni pomeriggio il fiume si siede
Per chiacchierare coi vicini.

Tutti i morti portano ali di muschio.
Il vento nuvoloso e il vento luminoso
Sono due fagiani che svolazzano tra le torri
E il giorno è un ragazzo con una ferita dentro.

Non c’era l’ombra di un’allodola in cielo
Quando ti ho incontrato alla caverna del vino
O un frammento di nuvola vicino alla terra
Quando sei annegato sul fiume.

Un gigante d’acqua andò traboccando sulle montagne
E il canyon rigirò i cani e i gigli.
Il tuo corpo, con l’ombra viola delle mie mani,
Era morto là, sugli argini, un arcangelo, freddo.


Ballad of the Dead Boy
A Translation for Graham Mackintosh

Every afternoon in Granada
Every afternoon a boy dies
Every afternoon the river sits itself down
To talk things over with its neighbors.

All the dead wear wings of moss.
The cloudy wind and the bright wind
Are two pheasants who fly around towers
And the day is a boy with a wound in him.

There wasn’t a touch of lark in the sky
When I met you at the wine cavern
Or a fragment of cloud near the earth
When you drowned on the river.

A giant of water went slopping over the mountains
And the canyon spun around the dogs and lilies.
Your body, with the violet shadow of my hands,
Was dead there on the banks, an archangel, cold.



Venerdì 13
Una Traduzione per Will Holther

Alla base della gola c’è un piccolo marchingegno
Che ci rende capaci di dire qualsiasi cosa.
Sotto di esso ci sono tappeti
Colorati di rosso, blu, e verde.
Dico che la carne non è erba.
È una casa vuota
In cui c’è soltanto
Un piccolo marchingegno
E grandi, bui tappeti.


Friday, the 13
A Translation for Will Holther

At the base of the throat is a little machine
Which makes us able to say something.
Below it are carpets
Red, blue, and green-colored.
I say the flesh is not grass.
It is an empty house
In which there is nothing
But a little machine
And big, dark carpets.


***


Jack Spicer nasce a Los Angeles nel 1925. Si trasferisce a nord, Berkeley, dove studia e in seguito insegna all’University of California. Qui stringe amicizia con Robin Blaser e Robert Duncan, oltre ai numerosi poeti, artisti e studenti che fecero parte del movimento chiamato San Francisco Renaissance. Frequenta e collabora con musicisti jazz della west coast, tra cui il quartetto di Dave Brubeck, con cui inciderà alcune letture. Nel 1955 apre insieme ad altri artisti la “6 Gallery”, luogo che diventerà centrale per la Beat Generation. Rapporti conflittuali dovuti all’alcolismo con amici come Allen Ginsberg, Frank O’Hara, e lo stesso Robert Ducan. Muore nel 1965, pronunciando la frase che ora fa da titolo all’edizione integrale dei suoi scritti: “il mio vocabolario mi ha fatto questo”. Durante la sua breve ma prolifica vita, ha pubblicato diversi libri di poesia attraverso piccole case editrici regionali, tra cui After Lorca (1957), Billy The Kid (1958), Lament for the Makers (1961) e The Holy Graal (1962). A partire d’After Lorca, Spicer sviluppa l’idea che la sua poesia si crei sotto dettatura. Dopo Garcia Lorca, altri fantasmi accompagneranno la sua produzione, tra cui Rimbaud e Billy the Kid. Nel 2009 il libro contenente le sue opere complete, pubblicato postumo a cura di Peter Gizzi, My Vocabulary did this to me: Collected poetry of Jack Spicer riceve il prestigioso American Book Award.


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