Baude Cordier, Belle, Bone, Sage (Codice di Chantilly) |
venerdì 3 agosto 2018
"La notazione musicale. Scrittura e composizione tra il 900 e il 1900" nella ricostruzione di Manfred Hermann Schmid
"La notazione trasmette all'occhio ciò che riguarda l'orecchio": inizia con questa evidenza fondamentale e questa sintesi il libro di Manfred Hermann Schmid intitolato La notazione musicale. Scrittura e composizione tra il 900 e il 1900 pubblicato da Astrolabio (pp. 324, euro 34, con illustrazioni) e curato da Alessandro Cecchi per la collana "Adagio", una collezione di titoli che già ospita alcuni libri musicali rilevanti (si veda qui per farsi un'idea). Schmid, classe 1947, è stato ordinario di teoria musicale a Tübingen e ha dedicato diversi studi alla storia della musica, alla teoria degli strumenti musicali, alla teoria della notazione musicale e etnomusicologia. Queste diverse discipline sono chiaramente collegate, come sarà evidente a chi leggerà questo libro, che è il suo secondo proposto in italiano. Schmid è un rinomato esperto mozartiano e l'unico altro suo titolo disponibile nella nostra lingua è proprio Le opere teatrali di Mozart, proposto nel 2010 da Bollati Boringhieri. Come ben introduce la frase di incipit, questo saggio che abbraccia un millennio di notazione musicale cerca di sporgersi verso il lettore come un'ampia trattazione su un fenomeno peculiare del pensiero e della prassi della civiltà occidentale. Il volume è arricchito da numerosissime illustrazioni che accompagnano passo passo l'occhio in un millennio di evoluzioni della notazione, una peculiare forma di scrittura non paragonabile alla scrittura fonetica/letteraria, che ha influenzato la composizione musicale venendone a sua volta influenzata. Ogni vicenda della notazione musicale insomma affonda la propria ragion d'essere in un dato momento storico al quale si àncora. Il cruccio teorico di Schmid è quindi sia di natura storica, ovvero seguire origini e sviluppi della notazione e capirne le intersezioni con partiture, esecuzioni e processi creativi, sia, a un livello più profondo, di natura ontologica, ovvero inseguire e comprendere le specificità di questa scrittura rispetto ad altre scritture umane. E se se l'arco di tempo considerato arriva al millennio, è altrettanto chiaro l'indugiare dell'autore sui secoli medievali e rinascimentali, ovvero il momento in cui il problema della notazione musicale si è imposto e agitato con maggiore evidenza e necessità.
La musica si compone, la musica anche si scrive. Proporzioni, colori, alfabeti, ligature, misure e persino le qualità pittografiche della notazione musicale (si veda il caso di Wagner) trovano spazio in questa avvincente trattazione che riesce ad aprire riflessioni multiple. Ad esempio viene da pensare a chi con tanta sicumera vuole il testo poetico come partitura: è effettivamente così o ci sono altre distinzioni che vanno fatte? Ma questa è soltanto una delle divagazioni che concede questo studio su una materia che è soggetta a continue evoluzioni. La storia della notazione musicale s'intreccia anche con quella degli strumenti musicali che Schmid dimostra di conoscere approfonditamente. Inoltre c'è un capitolo altrettanto interessante che riguarda ciò che non può essere scritto, ovvero i limiti della notazione. E così seguiamo Boezio e Guido d'Arezzo, ma poi passiamo a Hector Berlioz della Symphonie fantastique il quale si inventa un nuovo segno per esprimere lo scivolamento delle note in un glissando, solitamente taciuto dalla scrittura "colta", dando vita a una soluzione contraddittoria. Mezzo secolo prima, per risolvere una situazione simile, Haydn aveva trovato una soluzione di maggiore consapevolezza e efficacia. Insomma, queste pagine sono una fonte ricca di informazioni e descrizioni riguardanti le diverse soluzioni attuate nell'arco di un millennio per declinare le funzioni prescrittive, illustrative ed esplicative della notazione musicale. In questi ragionamenti poi possiamo inserirci chiaramente la funzione della direzione d'orchestra e decine di altri rivoli di pensiero e prassi che toccano questo universo di segni, righi, altezze, tagli addizionali, punti, stanghette segnate su lavagne cancellabili, pergamene o carta. La vicenda storica della notazione è parte della vicenda musicale largamente intesa. Il volume rappresenta una lettura avvincente, anche per chi non scorre con gli occhi spartiti dalla mattina alla sera, in quel percorso che conduce a una maggiore consapevolezza di come si norma, si scrive e si descrive la musica che suoniamo o ascoltiamo, chiaramente con occhio e orecchio direzionati costantemente ai processi di composizione.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento