mercoledì 29 agosto 2018

"La vendetta di Dioniso. La musica contemporanea da Schönberg ai Nirvana" di Marco Maurizi. Due pagine su Frank Zappa

Rannicchiati tra i due nomi che costituiscono gli estremi del sottotitolo di questo libro ve ne sono moltissimi altri, anche se a Arnold Schönberg e Kurt Cobain sono dedicate davvero parecchie pagine. La cavalcata filosofica di Marco Maurizi in La vendetta di Dioniso. La musica contemporanea da Schönberg ai Nirvana (Jaca Book, 2018, euro 17) è davvero lunga e documentata, e tira in ballo Beatles, The Doors, Pink Floyd (i primi con Syd Barrett, ma anche il lavoro seguente con particolare attenzione a Richard Wright), King Crimson, Tool, Sigur Rós, Tortoise, Stockhausen e Varèse, Michael Nyman e Steve Reich, Pierre Boulez e Alban Berg, Anthony Braxton e Ornette Coleman, Brian Eno e David Bowie, John Zorn e Frank Zappa tra molti altri. Proprio a quest'ultimo sono dedicate moltissime pagine e proprio su Zappa potete leggere di seguito un breve estratto dal capitolo "Utopie della composizione"
Spesso si è frastornati e confusi quando si affronta il tema della musica contemporanea, anche se meglio sarebbe parlare semplicemente di "nuova musica". Questo libro può servire a orientarsi meglio, a liberare l'ascolto e a rendere sottile la differenza tra ciò che si prende e ciò che si dà quando ci si avvicina alla musica. L'approccio, come il lettore capirà dopo poche righe, è prettamente filosofico, ma il contributo che questo testo dà è anche inserito nel dibattito mai domo sulla storia della musica.

Un estratto da La vendetta di Dioniso. La musica contemporanea da Schönberg ai Nirvana di Marco Maurizi, Jaca Book, 2018, pp. 96-98. Un ringraziamento a Laura Molinari di Jaca Book per la gentilissima collaborazione.


Come abbiamo già visto, Zappa assume il sovraccarico concettua­le del suono piuttosto che rigettarlo in modo velleitario. Ciò significa che i suoni non sono meri eventi perché sono sempre culturalmente mediati. Così, lo spazio sonoro espresso dalla sua musica è sempre me­diatico, al di là delle note si percepisce il formicolio dei messaggi, l’en­tropia comunicativa del villaggio globale. Quando Zappa afferma che una comprensione totale della sua musica è impossibile, sta apertamen­te riconoscendo questo fatto: “non c’è nessuno che possa ascoltare cosa faccio che abbia veramente qualche idea di quello che ci è anda­to dentro e che cosa significa realmente e cosa dica realmente. Statisti­camente le probabilità contrarie sono troppe”146. Tuttavia, rifiutare una comprensione totale non significa che non sia possibile alcuna comprensione o che non dovremmo neppure tentare di comprendere. Significa piuttosto che siamo implicati nella cosa che vorremmo com­prendere e che non possiamo perciò guadagnare una totale trasparen­za. L’atto di comprensione si trova per così dire limitato dall’interno, lo sguardo occlude la strada di una totale comprensione poiché non può rivolgersi su se stesso, il suo esserci materiale ne impedisce una trasfigurazione assoluta. La trasparenza totale dell’atto cognitivo co­stituisce la hybris di ogni idealismo, l’idea che una pura auto-affezione dell’anima o dell’io possa porsi e riconoscersi al di fuori del tempo (o magari producendo la temporalità stessa come forma a priori della conoscenza)147. Una concezione materialistica e dialettica assume invece il soggetto come situato nello spazio e nel tempo, condizionato, piuttosto che produttore della realtà. L’enfasi marxiana sull’oggetto (che successivamente Althusser estremizzò nella teoria del “processo-senza-soggetto”) riconosce così l’importanza della prassi come mo­mento strutturale del conoscere. A causa delle mutate condizioni so­ciali della produzione musicale nella seconda metà del XX secolo, l’ap­proccio di Zappa alla musica è totalmente nuovo e mostra di essere consapevole di tale mutamento. Testimonia delle modificazioni antro­pologiche dell’ascolto che hanno preso piede nel frattempo. L’orec­chio non è un mezzo meramente naturale. Implica l’intero della cultu­ra attraverso cui cattura e ordina i fenomeni acustici148. Un orecchio cresciuto quando radio e dischi divengono condizioni diffuse dell’e­ducazione musicale dell’ascolto mostra atteggiamenti, abilità e diffi­coltà diverse da un orecchio cresciuto ascoltando il pianoforte di casa e i concerti pubblici149.
La consapevolezza di Zappa a proposito del sovraccarico concet­tuale del suono è conseguenza dello sviluppo dell’apparato produtti­vo. L’astratta equivalenza di tutte le culture nel melting pot dell’impe­rialismo e la sua rappresentazione autocelebrativa nella World music di successo furono precedute dall’apogeo e dalla crisi della cultura oc­cidentale. L’organizzazione delle vendite sotto il capitalismo non fa differenza tra avanguardia e black music: entrambe possono essere vendute nello stesso negozio. Questo non significa affatto il trionfo della cultura popolare. Come Adorno e Horkheimer hanno osservato, nel capitalismo avanzato non si può più identificare ingenuamente cultura “popolare” e produzione “dal basso”: questo strato della cul­tura ha subito nell’età industriale un cambiamento qualitativo e irre­versibile. Ci troviamo di fronte a un fenomeno nuovo che coinvolge tanto l’arte popolare quanto la tradizione “colta”. Il capitalismo ha trasfigurato questa opposizione rendendola in parte obsoleta. Le osservazioni di Adorno sull’invecchiamento della musica moderna – sul­la fondamentale complementarità tra entertainment e avanguardia come momenti dell’industria culturale complessiva – sono state spes­so sottovalutate rispetto all’enorme potenziale critico che potevano offrire. Accanto alle proverbiali critiche all’elitarismo adorniano, quelle osservazioni provocarono, come noto, la risposta polemica del musicologo Heinz-Klaus Metzger150, un supporter esplicito di Cage. Ma l’opposizione tra popolare e colto in Adorno è dialettica, dunque tale rimane ogni affermazione della loro identità. Ciò che veramente segna la differenza tra musica colta e musica leggera è questa abilità di integrare mezzi espressivi nuovi in una totalità coerente. La prove­nienza di un musicista (dall’accademia o dallo show business) non dice nulla sullo specifico livello tecnico della sua opera. Al tempo stesso, comunque, sarebbe prova di un atteggiamento eccessivamente astrat­to ignorare i pesanti condizionamenti che regolano la produzione di musica leggera. Zappa fu in grado di aggirare queste regole ma va ri­cordato che lavorò in specifiche condizioni storiche. Quando Zappa afferma che Edgard Varèse e il doo-wop rappresentano entrambi for­me di “buona musica”, li sta ovviamente guardando da una distanza che nasconde le differenze qualitative. E questa è chiaramente una conseguenza della neutralizzazione della musica d’avanguardia, precisamente la tesi che Adorno cercava di dimostrare nel suo famigerato saggio. Una situazione paradossale, come abbiamo visto. Da un lato, Zappa sembra confermare le analisi adorniane sull’avanguardia del suo tempo. Dall’altro, contraddice apertamente le sue analisi sulla cul­tura di massa. Ma la contraddizione può essere superata se assumiamo i concetti adorniani di arte e avanguardia nel loro significato funziona­le. Benché l’interesse di Zappa per l’avanguardia abbia probabilmen­te più a che fare con la fascinazione timbrica che con intenti costrutti­vi, la sua musica testimonia di una rottura storica: dissonanze, contra­sti, relazioni astratte tra suoni e rumori, il ruolo del caso e della scelta nello sviluppo della composizione ecc., sono assunti in un contesto estraneo come quello della cultura popolare, con tutte le conseguenze devastanti che ciò implica. Il contesto stesso è mutato. Quando Zap­pa dice “Varèse e il doo-wop” sta pensando “Varèse e il doo-wop”. La sua musica si situa nello spazio scolpito da questo “e”. 
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146 F. Zappa, intervista con D. Rothman, cit.
147 I. Kant, Critica della ragion pura, tr. di G. Colli, Adelphi, Milano 1995, pp. 152- 214 e J.G. Fichte, Dottrina della Scienza, tr. di A. Tilgher, Laterza, Bari 1983, pp. 69-201. 96
148 Cfr. A. Schönberg, Manuale di armonia, il Saggiatore, Milano 1997, p. 59: “Biso­gna considerare che oggi il nostro orecchio non è stato solo educato dalle condizioni naturali, ma anche dalle condizioni create da un sistema che nel frattempo è diventa­to seconda natura”.
149 Osservazioni importanti su questo nel capitolo sulla musica radiofonica in Der getreue Korrepetitor, in GS 15, cit., pp. 367-401, e la sezione sull’arte e la musica in Le­zioni di sociologia, Einaudi, Torino 1966, pp. 129-130.
150 H.-K. Metzger, Just who is growing old?, in «Die Reihe», 4, 1960, pp. 63-80.


© 2018
Editoriale Jaca Book
Per gentile concessione dell’editore Jaca Book




Frank Zappa and The Mothers
Camarillo Brillo (da "Over-Nite Sensation", DiscReet, 1973)

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