venerdì 31 agosto 2018

"Marie aspetta Marie" di Madeleine Bourdouxhe: "la vita non è una storia che si racconta"

Uscito la prima volta nel 1943 in Belgio, À la recherche de Marie di Madeleine Bourdouxhe ebbe una seconda edizione soltanto nel 1989 con il titolo Wagram 17-42. Marie attend Marie. La prima edizione fu presto ritirata per volontà di Madeleine Bourdouxhe in quanto la casa editrice che la pubblicava si rivelò controllata dai nazisti. Il suo ritiro coincise con l'inizio di quasi mezzo secolo di silenzio o apparente inattività letteraria dell'autrice. Il secondo titolo del libro, o meglio il secondo emistichio del titolo del 1989, assai meno proustiano del primo titolo del 1943, è ripreso da Adelphi per la versione italiana del romanzo Marie aspetta Marie (pp. 145, euro 16, traduzione di Graziella Cillario, con una nota di Faith Evans). L'editore milanese torna sulla scrittrice a tredici anni dalla pubblicazione de La donna di Gilles. Come La donna di Gilles, anche questo libro si fonda su triangolazioni e stavolta pure l'ambientazione è, nella brevità del romanzo, una triangolazione di luoghi: si comincia con la coppia protagonista, moglie e marito, Marie e Jean, in vacanza in Costa Azzurra, ci si sposta nella Parigi degli anni Trenta per buona parte della narrazione, ma si ritorna anche verso il Belgio, dove era ambientato La donna di Gilles (a Liegi, mentre in questo romanzo si finisce a Maubeuge, che sta davvero prossima al confine belga). Le due opere, raffrontate anche nel proverbiale risvolto dell'editore Adelphi, hanno in effetti punti di contatto tematici (la coppia, il tradimento, il desiderio, l'annientamento, il suicidio) e pure geografici. In entrambi i casi protagonista è una donna. Chiaramente diverso è lo svolgimento di questo romanzo di poco successivo a La Femme de Gilles che fu scritto e uscì nel 1937 ed è considerato - credo a ragione, anche se la lettura risale appunto a tredici anni fa - il migliore tra i due libri. Per la cronaca editoriale: il suo primo romanzo, Vacances, non ancora tradotto in italiano, apparve nel 1934 e successivamente nella rivista anarchica "Le Rouge et le Noir".

Cosa si può dire di questo romanzo che ispirò alcune pagine del Secondo sesso di Simone de Beauvoir e che tra i personaggi cosiddetti secondari cela, secondo Faith Evans, una donnaiolo "alla Sartre"? Non molto, se si teme la bacchettata di chi è a caccia degli svelatori di trame. È senz'altro un libro meno cupo de La donna di Gilles, che si caricava anche dell'ambientazione scura di Liegi e del suicidio della protagonista. Marie invece è una giovane donna sui trent'anni, felice del legame con il marito, rigogliosa, ottimista. Proprio nella vacanza in Costa Azzurra di cui si diceva poco sopra incontra un ragazzo di vent'anni, si scambiano un numero di telefono. Una volta rientrata a Parigi, Marie cerca il ragazzo e si vedono in una stanza a ore. E si rivedranno ancora. Il personaggio Marie, scrive Faith Evans, è "traboccante" d'amore per il marito, il ragazzo, il mondo intero (questo è evidente nella sorridente scena finale del libro). Sempre per l'autore della nota finale, il desiderio sessuale nei libri di Bourdouxhe "non è mai negoziabile". Insomma, è un libro che affronta la passione erotica con sguardo finalmente libero, quasi un ritrovamento di qualcosa che è solamente stato sopito da un matrimonio precoce. Ma sopra ogni altro aspetto, di questa "eroina" mi è parso notevole il bisogno di silenzio che più volte ricerca nella trama delle pagine. E il suicidio che ne La donna di Gilles aveva riguardato la protagonista, qui diventa il tentato suicidio della sorella di Maria, Claude, un personaggio tutt'altro che secondario, con la quale si sviluppa anche una delle battute memorabili del libro, allorquando Claude intuisce che Marie le nasconde qualcosa e la invita a raccontare. Risponde Marie: "La vita non è una storia che si racconta... Esigere dalla vita, cioè da se stessi".

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