giovedì 11 ottobre 2018

"Questione di virgole. Punteggiare rapido e accorto" di Leonardo G. Luccone. Un passo sul punto e virgola

Non ho ricordi di un post di "Librobreve" sulla punteggiatura. Forse devo aver lasciato cadere qualche appunto di ammirazione per la punteggiatura in scrittori come Francesco Biamonti o Beppe Fenoglio, ma non mi sembra di aver mai pubblicato nulla su un libro interamente dedicato al punteggiare. Meglio allora porre rimedio con questo paragrafo dal recente libro di Leonardo G. Luccone intitolato Questione di virgole. Punteggiare rapido e accorto (Laterza, pp. 244, euro 16). Il volume è ricchissimo di esempi, agile e puntuale. In due parole potremmo dire che è un libro utile e pure godibile. Si candida a diventare un nuovo testo di riferimento su un tema che tra l'altro desta sempre interesse (si pensi anche al buon successo del Prontuario di punteggiatura di Bice Mortara Garavelli, pubblicato diversi anni fa sempre da Laterza). Abbiamo scelto un passo sul misterioso punto e virgola. Un ringraziamento a editore e autore per la concessione e la disponibilità.




Punti e virgola belli e virtuosi


Ora mettiamoci comodi e godiamoci un po’ di bella interpunzione. Traetene coraggio. Partiamo con l’incipit degli Indifferenti, opera d’esordio che Moravia pubblicò nel 1929 a sue spese. Chissà cosa sarebbe successo se fosse passata sotto il vaglio redazionale di un editore come si deve. Avrebbe mantenuto questa audacia di forma e contenuto?

Entrò Carla; aveva indossato un vestitino di lanetta marrone con la gonna così corta, che bastò quel movimento di chiudere l’uscio per fargliela salire di un buon palmo sopra le pieghe lente che le facevano le calze intorno alle gambe; ma ella non se ne accorse e si avanzò con precauzione guardando misteriosamente davanti a sé, dinoccolata e malsicura; una sola lampada era accesa e illuminava le ginocchia di Leo seduto sul divano; un’oscurità grigia avvolgeva il resto del salotto.
A. Moravia, Gli indifferenti, Bompiani, Milano 2015, p. 3

Come vedete abbiamo ben 4 punti e virgola su 80 parole e 484 caratteri. Se analizziamo tutta l’opera viene fuori una media di un punto e virgola ogni 34,67 parole (abbiamo un punto ogni 30,60 e una virgola ogni 13,02).
Scrittori come Baricco, Veronesi, Morante, Sciascia, Ferrante hanno rispettivamente 14.356,15 (media di sei opere); 292,90 (media di La forza del passato e Caos calmo), 167,26 (La Storia), 121,38 (Il giorno della civetta), 1.031,13 (L’amica geniale).
Ancora esempi. Cancogni mitragliatore come Moravia, Hemon delicato prosatore e punteggiatore, Bigiaretti imprevedibile, Sciascia orologiaio, Gadda supremo.

Nora aveva smesso di giovare a tennis con Liza; non era voluta andare a sciare con gli zii a Roccaraso; stava in chiusa in casa; studiava di malavoglia; evitava in genitori; non parlava; s’annoiava.
M. Cancogni, La cugina di Londra, elliot, Roma 2011, p. 30

Il treno rallentò fino a fermarsi; sentii aprirsi la porta scorrevole. Uno dei due si alzò e uscì dallo scompartimento; l’altro lo seguì. Aprii gli occhi; la porta si richiuse. I due abbassarono il finestrino e si misero a fumare. Un uomo e una donna raggiunsero il treno correndo, ciascuno con un paio di valige sbatacchianti contro i polpacci – la donna aveva uno squarcio su una gamba.
A. Hemon, «Tutto», in Amore e ostacoli, trad. it. di M. Balmelli, Einaudi, Torino 2014, p. 35

Al ritorno stiamo zitti; parla solo il barcaiolo; il ragazzetto impudente e vizioso, si spencola sul balcone di Lucia, si fa strabico sopra la mappa delle piccole tonde incomplete mammelle, slitta sulla pelle tesa e brunita delle cosce.
L. Bigiaretti, La controfigura, Bompiani, Milano 1968, p. 66

Nato nel 1917, il Marchica aveva cominciato la sua carriera nel 1935: furto con scasso; condannato. Nel 1938, incendio doloso: coloro che lo avevano, con testimonianza, fatto condannare per il furto, ebbero i covoni del grano bruciati sull’aia; per insufficienza di prove, assolto. Nell’agosto del 1943, rapine a mano armata, detenzione di armi da guerra, associazione per delinquere; giudicato dagli americani, assolto (non si capiva con quale motivazione). Nel 1946, appartenenza a banda armata: preso in un conflitto a fuoco con i carabinieri; condannato. Nel 1951 omicidio; insufficienza di prove, assolto.
L. Sciascia, Il giorno della civetta, Adelphi, Milano 2002, p. 49

Con carote e sedani, a fuoco lento, nella casseruola lunga del luccio; vi rimestava, in quello sguazzo, con un cucchiarone di legno: ne veniva una cosa piena di spini, di sedani, ma piuttosto buona di gusto. A opera finita non ne faceva che un assaggio, era lieta; regalava tutto alle donne. Le donne la lodavano della sua bravura nel cucinare, la rimeritavano della bontà.
C.E. Gadda, La cognizione del dolore, Garzanti, Milano 2003, p. 118


© Editori Laterza, 2018

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