Non ho ricordi di un post di "Librobreve" sulla punteggiatura. Forse devo aver lasciato cadere qualche appunto di ammirazione per la punteggiatura in scrittori come Francesco Biamonti o Beppe Fenoglio, ma non mi sembra di aver mai pubblicato nulla su un libro interamente dedicato al punteggiare. Meglio allora porre rimedio con questo paragrafo dal recente libro di Leonardo G. Luccone intitolato Questione di virgole. Punteggiare rapido e accorto (Laterza, pp. 244, euro 16). Il volume è ricchissimo di esempi, agile e puntuale. In due parole potremmo dire che è un libro utile e pure godibile. Si candida a diventare un nuovo testo di riferimento su un tema che tra l'altro desta sempre interesse (si pensi anche al buon successo del Prontuario di punteggiatura di Bice Mortara Garavelli, pubblicato diversi anni fa sempre da Laterza). Abbiamo scelto un passo sul misterioso punto e virgola. Un ringraziamento a editore e autore per la concessione e la disponibilità.
Punti e virgola belli e virtuosi
Ora mettiamoci comodi e godiamoci
un po’ di bella interpunzione. Traetene coraggio. Partiamo con l’incipit degli Indifferenti, opera d’esordio che
Moravia pubblicò nel 1929 a
sue spese. Chissà cosa sarebbe successo se fosse passata sotto il vaglio
redazionale di un editore come si deve. Avrebbe mantenuto questa audacia di
forma e contenuto?
Entrò
Carla;
aveva indossato un vestitino di lanetta marrone con la gonna così corta, che
bastò quel movimento di chiudere l’uscio per fargliela salire di un buon palmo
sopra le pieghe lente che le facevano le calze intorno alle gambe; ma ella non
se ne accorse e si avanzò con precauzione guardando misteriosamente davanti a
sé, dinoccolata e malsicura; una sola lampada era accesa e illuminava le ginocchia di Leo
seduto sul divano;
un’oscurità grigia avvolgeva il resto del salotto.
A.
Moravia, Gli indifferenti, Bompiani,
Milano 2015, p. 3
Come vedete abbiamo ben 4 punti e
virgola su 80 parole e 484 caratteri. Se analizziamo tutta l’opera viene fuori
una media di un punto e virgola ogni 34,67 parole (abbiamo un punto ogni 30,60
e una virgola ogni 13,02).
Scrittori come Baricco, Veronesi,
Morante, Sciascia, Ferrante hanno rispettivamente 14.356,15 (media di sei
opere); 292,90 (media di La forza del
passato e Caos calmo), 167,26 (La Storia), 121,38 (Il giorno della civetta), 1.031,13 (L’amica geniale).
Ancora esempi. Cancogni
mitragliatore come Moravia, Hemon delicato prosatore e punteggiatore,
Bigiaretti imprevedibile, Sciascia orologiaio, Gadda supremo.
Nora
aveva smesso di giovare a tennis con Liza; non era voluta andare a sciare con gli
zii a Roccaraso;
stava in chiusa in casa; studiava di malavoglia; evitava in genitori; non parlava; s’annoiava.
M.
Cancogni, La cugina di Londra, elliot, Roma 2011, p. 30
Il
treno rallentò fino a fermarsi; sentii aprirsi la porta scorrevole. Uno dei due
si alzò e uscì dallo scompartimento; l’altro lo seguì. Aprii gli occhi; la porta si
richiuse. I due abbassarono il finestrino e si misero a fumare. Un uomo e una
donna raggiunsero il treno correndo, ciascuno con un paio di valige
sbatacchianti contro i polpacci – la donna aveva uno squarcio su una gamba.
A.
Hemon, «Tutto», in Amore e ostacoli,
trad. it. di M. Balmelli, Einaudi, Torino 2014, p. 35
Al
ritorno stiamo zitti; parla solo il barcaiolo; il ragazzetto
impudente e vizioso, si spencola sul balcone di Lucia, si fa strabico sopra la
mappa delle piccole tonde incomplete mammelle, slitta sulla pelle tesa e
brunita delle cosce.
L.
Bigiaretti, La controfigura,
Bompiani, Milano 1968, p. 66
Nato
nel 1917, il Marchica aveva cominciato la sua carriera nel 1935: furto con
scasso;
condannato. Nel 1938, incendio doloso: coloro che lo avevano, con
testimonianza, fatto condannare per il furto, ebbero i covoni del grano
bruciati sull’aia;
per insufficienza di prove, assolto. Nell’agosto del 1943, rapine a mano
armata, detenzione di armi da guerra, associazione per delinquere; giudicato
dagli americani, assolto (non si capiva con quale motivazione). Nel 1946,
appartenenza a banda armata: preso in un conflitto a fuoco con i carabinieri;
condannato. Nel 1951 omicidio; insufficienza di prove, assolto.
L.
Sciascia, Il giorno della civetta, Adelphi, Milano 2002, p. 49
Con
carote e sedani, a fuoco lento, nella casseruola lunga del luccio; vi rimestava,
in quello sguazzo, con un cucchiarone di legno: ne veniva una cosa piena di
spini, di sedani, ma piuttosto buona di gusto. A opera finita non ne faceva che
un assaggio, era lieta; regalava tutto alle donne. Le donne la lodavano della sua
bravura nel cucinare, la rimeritavano della bontà.
C.E.
Gadda, La cognizione del dolore,
Garzanti, Milano 2003, p. 118
© Editori Laterza, 2018
Nessun commento:
Posta un commento